pazi sempre più ampi e luminosi, spiagge e terrazzine sul mare, soluzioni costruttive fuori dagli schemi classici, scafi e sovrastrutture in materiali innovativi; e poi designer di interni provenienti da settori differenti da quello della nautica e attenzione alla sostenibilità, che si declina anche nell’affrancarsi dai materiali opulenti in voga negli anni precedenti alla crisi mondiale.
Sono questi, in sintesi, gli indirizzi che i grandi produttori nazionali di yacht stanno cavalcando nella corsa alla customizzazione, uno dei campi in cui l’industria nautica made in Italy eccelle e che ha contribuito a far salire, quegli stessi produttori, ai vertici della classifica mondiale dei costruttori di barche oltre i 24 metri.
«Negli ultimi tempi – spiega Giovanna Vitelli, alla guida del gruppo Azimut Benetti, numero uno al mondo nella realizzazione di grandi yacht – i clienti hanno una minor interesse per la velocità, a fronte invece di una maggiore attenzione ai consumi e ai volumi negli spazi interni. Quest’ultimo fattore ha portato all’ingresso sul mercato di barche esteticamente brutte e alte, con poca stabilità marina. Noi abbiamo fatto un’altra scelta, quella di non rinunciare alla bellezza delle linee e di evitare barche “a castello” alte e squadrate. È stato possibile con l’utilizzo del carbonio, che permette di dare volume alleggerendo il materiale di costruzione, senza perdere la stabilità. Lo abbiamo utilizzato, ad esempio, nel 27 metri Azimut Grande ». Per quanto riguarda gli interni, prosegue Vitelli, «oggi l’architettura non guarda più ai materiali opulenti degli anni ’80 e ’90, che erano richiesti anche sugli yacht. E noi ci siamo attrezzati portando sulle barche architetti che non provengono dalla nautica e hanno lavorato, invece, nel residenziale e nell’hotellerie di lusso. Ad esempio Achille Salvagni e Vincenzo De Cotiis per Azimut. Mentre per il mondo Benetti, che è costruito intorno al cliente, il nuovo progetto Oasis sarà firmato dallo studio Bonetti Kozerski».
Secondo Alberto Galassi, ad del gruppo Ferretti, la customizzazione «è sempre più spiccata ed è un processo non arrestabile. È chiaro che tutto si complica dal punto di vista produttivo ma sperare che non sia così vuol dire trascurare le esigenze dei clienti. Non è un caso, peraltro, che Custom Line sia il primo marchio per fatturato del gruppo Ferretti (il secondo è Riva, ndr). E per quel brand il segreto è cercare di customizzare il più possibile, all’interno di uno scafo in vetroresina». I clienti, aggiunge, «chiedono stile, bellezza, design e qualità. E per quanto attiene agli interni prediligono barche sempre più luminose. Il Riva 110 Dolcevita, ad esempio, offre al suo interno 270° di visibilità assoluta e ha un salone di 2,30 metri di altezza. La richiesta di luce ci sta aiutando a creare dei loft sul mare per i clienti. Come designer di interni utilizziamo principalmente il nostro centro stile ma per tutto il gruppo avremo presto nuovi designer».
Michele Gavino, ad di Baglietto, marchio ligure di superyacht del gruppo Gavio, ricorda che «al di là di ogni considerazione di customizzazione, riteniamo che una barca Baglietto debba essere riconoscibile come tale. Su questa linea, Francesco Paszkowski continua a essere uno dei nostri designer di riferimento. Negli ultimi tempi, però, anche insieme ad altri designer, come Horacio Bozzo, Hot Lab, Mulder e Achille Salvagni, abbiamo reinterpretato il brand. La vera innovazione, peraltro, è avere piattaforme flessibili e universali per quanto attiene agli scafi e offrire anche proposte per la propulsione ibrida. Perché sono in aumento gli armatori che chiedono quel tipo di motori. Per quanto riguarda invece il lifestyle vero e proprio, la tendenza è di essere sempre più vicini alla luce naturale, al sole e all’acqua. Quindi stiamo aumentando tutti gli spazi e gli strumenti che possono permettere all’armatore di godere del mare e del sole. Ad esempio ingrandendo le vetrate del salone o trasformando le beach (a poppa, ndr), che prima erano garage, in zone lounge. Oppure creando dei terrazzini che si estendono sul mare un po’ su tutti i deck».
Baglietto ha anche realizzato Mv13 e Mv19, due barche ideate sullo stile dei Mas da guerra che «pur essendo più piccole (13 e 19 metri, ndr)– dice Gavino – ripropongono la metodologia di progetto dei megayacht e sono completamente custom».