Oligarchi russi, i paradisi fiscali: magnati in arrivo su jet e yacht. E ai party si paga con criptovalute

Da Dubai alle Maldive passando per Kaliningrad in Russia (dove è lo yacht di Putin): i magnati trovano porti sicuri per evitare le sanzioni

 

Per sanzionare (davvero) gli oligarchi russi per prima cosa bisognerebbe trovare i loro soldi. E non è proprio una cosa facile. Il National Bureau of Economic Research stima infatti che il 60 per cento della ricchezza delle famiglie più ricche della Russia  – circa un trilione di dollari – sia nascosto fuori dai confini della Russia, nei paesi e nelle imprese di tutto il mondo: dallo sport al turismo alla tecnologia. Non solo. I magnati finiti nella blacklist stilata dalla comunità internazionale, di fronte al sequestro e all’esproprio dei loro beni extralusso come ville e mega yacht, hanno individuato paradisi fiscali dove – almeno per il momento – poter restare al sicuro. Ma quali sono?

Dubai e Abu Dhabi

 

Primo nella lista è sicuramente il Medio Oriente, in particolare gli Emirati Arabi. Qui, tra Dubai e Abu Dhabi, gli hotel più esclusivi sono stati letteralmente presi d’assalto dagli oligarchi, arrivati in massa per evitare la scure delle sanzioni anti russe attuate dall’Occidente.  A Dubai, ad esempio, c’è attualmente «un’incredibile richiesta da parte dei russi di appartamenti di lusso, come un appartamento con 3 camere da letto sul lungomare da 15.000 dollari al mese», ha detto al New York Times un uomo d’affari negli Emirati Arabi Uniti. Lo yacht di proprietà dell’oligarca Andrei Skoch – un magnate dell’acciaio e funzionario del governo in Russia che è stato sanzionato dagli Stati Uniti – è stato accampato nelle acque al largo di Dubai, secondo il Times. Venerdì è arrivato in città il jet di un altro miliardario sanzionato dagli Usa, Arkady Rotenberg, che conosce anche Putin fin dall’infanzia. Barche e aerei appartenenti ad altri oligarchi che potrebbero essere soggetti a sanzioni sono arrivati ​​a Dubai o sembrano essere in rotta, sempre secondo il Times. Inoltre il 1 marzo, tre yacht appartenenti a miliardari russi erano già nelle acque degli Emirati Arabi Uniti, ha riferito Forbes. 

 

Party e ville faraoniche

 

Uno di loro – ha raccontato il New York Times – ha mostrato un invito elettronico che circola tra i russi in città: un cocktail party sul tetto per venture capitalist e start-up di criptovalute. (Il Dipartimento del Tesoro lunedì ha avvertito le banche di prestare attenzione ai russi che usano la criptovaluta per eludere le sanzioni.)

Il Center for Advanced Defense Studies, un’organizzazione no-profit con sede a Washington che raccoglie dati sui conflitti globali, ha scoperto che gli alleati di Putin possedevano almeno 76 proprietà a Dubai, direttamente o a nome di un parente stretto, e ha affermato che probabilmente ce n’erano molte altre che non è stato possibile identificare. L’elenco del centro di coloro che sono soggetti a sanzioni include: Aleksandr Borodai, un membro della Duma che ha agito come primo ministro di una provincia ucraina nel 2014 quando è stata rilevata dai separatisti sostenuti dalla Russia; Bekkhan Agaev, un membro della Duma la cui famiglia possiede una compagnia petrolifera; e Aliaksey Aleksin, il titano del tabacco bielorusso. Una manciata di oligarchi sulla lista possiede case del valore di oltre 25 milioni di dollari ciascuna. I registri marittimi mostrano che nei giorni scorsi è stato ormeggiato al largo di Dubai lo yacht appartenente all’oligarca sanzionato Andrei Skoch, magnate dell’acciaio e membro della Duma.
 

 

Ma perché gli Emirati Arabi attirano gli oligarchi? Come ha sottolineato Il Corriere della Sera, gli oligarchi trovano negli Emirati un paradiso fiscale e bancario accogliente, nonché un porto sicuro all’interno del quale mitigare il peso delle suddette sanzioni. Già, perché mentre le banche inglesi e svizzere li cacciano senza remore e le autorità di mezza europa danno la caccia alle loro ricchezze, il mondo arabo non sembra affatto demonizzare i signori della Russia e, in generale, la Russia stessa. Un anonimo uomo d’affari russo ha detto al Times: “Avere un passaporto russo o denaro russo ora è molto tossico: nessuno vuole accettarti, tranne posti come Dubai”. “Non c’è problema ad essere russo a Dubai”, ha continuato. E il perché è presto detto. La Russia sta semplicemente raccogliendo i frutti di quanto realizzato in campo diplomatico e internazionale negli ultimi anni. Da queste parti, infatti, Mosca è rispettata grazie al ruolo militare svolto nell’area. C’è poi da aprire un capitolo a parte sul petrolio. L’oro nero avvicina strategicamente la Russia ai Paesi del Golfo. Il Cremlino ha infatti costruito un rapporto idilliaco con l’Opec, ovvero l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, della quale fanno parte anche gli Emirati Arabi Uniti, oltre ad Arabia Saudita, Venezuela e Iraq, per un totale di 14 membri.

 

Maldive

 

Oligarchi e miliardari russi che cercano di sfuggire alle sanzioni sono fuggiti anche alle Maldive, nazione di isole nell’Oceano Indiano che non ha un trattato di estradizione con gli Stati Uniti. Almeno cinque superyacht di proprietà di miliardari russi erano lì la scorsa settimana, secondo i dati marittimi visti da Reuters. Bloomberg ha riferito la scorsa settimana che i quattro più grandi superyacht delle Maldive erano di proprietà di russi. Alcune élite russe hanno cercato di evitare le sanzioni in altri modi, inclusa la lotta per cercare di svendere i loro beni.

 

Kaliningrad

 

Paradiso fiscale russo nel cuore dell’Europa, soprannominata l’isola degli oligarchi, oggi – come racconta Il Sole 24 ore – è il terreno prescelto da Putin per riportare in Russia i soldi degli oligarchi. Da tre anni un pezzo importante del Pil della Russia sta infatti trovando qui un porto sicuro per ripararsi dalle sanzioni dei paesi occidentali. Gli oligarchi stanno trasferendo qui le holding che controllano i loro imperi nell’alluminio, nel petrolio, nell’agroindustria e nella tecnologia. L’isola di Oktyabrsky è una delle due regioni amministrative speciali che Putin ha istituito con una legge nel 2018 per offrire uno scudo protettivo agli oligarchi colpiti dalle sanzioni statunitensi, l’altra è l’isola Russkij, 18 km per 13 nell’arcipelago dell’imperatrice Eugenia. Finora sono 63 le società che hanno lasciato i paradisi fiscali occidentali per trasferirsi a Kaliningrad. 

 

Lo yacht di Putin

 

E non è un caso se il Graceful , lo yacht di 82 metri di Putin costato 100 milioni di dollari, sia arrivato proprio qui in questa città enclave russa tra Polonia e Lituania e base nucleare missilistica superprotetta nel cuore dell’Europa. . Seguendo l’App del Marine Traffic gli spostamenti del superyacht Graceful hanno rivelato che la barca aveva lasciato il porto di Amburgo in Germania due settimane prima del 20 febbraio, data dell’inizio della guerra in Ucraina. Ora con un nuovo rilevamento radar marittimo si è rilevata la presenza dell’imbarcazione nel porto canale di Kaliningrad.

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