a cifra dei Grandi Slam vinti da Serena William supera i suoi anni d’età (24 contro 20). Eppure, a Flushing Meadows, Naomi Osaka ha battuto l’atleta di 16 anni più anziana di lei, e sua icona fin da bambina, infliggendole una dolorosa sconfitta e imponendosi come luminosa stella nascente. Non solo del tennis.
Naomi non è certo una novellina: da due anni è nella WTA e quest’anno ed è stata definita “newcomer dell’anno”. Eppure, campo dopo campo, partita dopo partita, oltre che come atleta formidabile, Naomi si sta facendo conoscere come un personaggio dirompente, innovativo, simbolo perfetto per la sua generazione di Millennial. Per questo l’edizione statunitense di Gq, intervistandola, l’ha definita «the coolest thing in tennis».
Innanzitutto, la sua peculiarità è fisica: figlia della giapponese Tamaki e del tahitiano François, è nata in Giappone ma vive da quando ha tre anni a Boca Raton, Florida. Un mix che le ha conferito il colore della pelle e quei lineamenti che parlano molte lingue, frutto di un melting pot culturale che in Asia ha uno dei suoi laboratori globali più vivaci.
Poi, il suo essere così totalmente ragazza Millennial: per esempio, racconta la sua vita su Instagram con post spontanei, senza filtri più o meno glamourizzanti, ma anzi quasi artigianali, che illustrano una vita con la racchetta, ma anche la spesa supermercato con la sorella e una serata sul divano con la mamma e il cane. Le sue conferenze stampa sono ormai dei “casi”, conditi da flussi di coscienza alla James Joyce, dove paure si mescolano a frustrazioni in un vortice di eehhmmm.
L’essere un’atleta di portata mondiale e una ragazza la rendono il volto perfetto per molti brand che vogliono intercettare la clientela più giovane (e più difficile da conquistare). Ed è già diventata una sorta di testimonial del “New Japan”, quello che per la prima volta nella stopria è salito con lei sul podio del Grande Slam: qualcuno, per esempio, avrà notato che accanto al suo main sponsor, Adidas, sulle sue divise in campo Naomi indossa una sorta di piccolo “patch” rosso e bianco, con scritto Nissin.
Si tratta di un celebre marchio di noodles, una sorta di emblema del Paese, che ha voluto come testimonial questa giapponese così globale. A vestirla per la foto ufficiale con la Coppa vinta al Grande Slam al Rockefeller Center è stato Comme des Garçons, marchio fondato da Rei Kawakubo nel 1973. E Naomi indossava un altro marchio giapponese, Sacai, per l’evento di giugno della Women’s Tennis Association.