Montblanc premia a Roma i mecenati contemporanei: «Il lusso è anche impegno per la società»
cè molto passato e molto futuro nell’edizione italiana del Montblanc de La Culture Arts Patronage Award 2019: la serata di consegna del premio ai mecenati d’arte, conferito ogni anno dalla Fondazione Culturale Montblanc, quest’anno è stata organizzata nel cortile del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Ed è stata dedicata a un mecenate della storia, in questo caso l’imperatore Publio Elio Adriano, la collezione Patron of Arts 2019, un’edizione limitata celebrativa del premio. Molta storia, dunque, ma anche molto futuro. Perché il premio, che ad oggi ha consegnato oltre cinque milioni di euro di premi in denaro a oltre 300 mecenati e alle loro organizzazioni in tutto il mondo, punta a riconoscere il lavoro di chi investe nell’arte, ma anche nella società, che verrà.
Lo dimostra anche l’organizzazione italiana premiata quest’anno, la Nomas Foundation, fondata a Roma da Stefano Sciarretta e Raffaella Frascarelli, in virtù del suo trattare l’arte contemporanea «come un dispositivo per analizzare questioni di ordine storico, artistico, filosofico, sociologico, antropologico, economico, scientifico e politico, mettendo in luce la criticità del dibattito tra arte e società, ma anche rivelandosi come risorsa di self-education», si legge nella nota della maison.
«Cerchiamo mecenati che abbiano investito e supportato la cultura da molto tempo, non in modo occasionale. Un tipo di impegno che va ben oltre quello meramente finanziario», spiega Sam Bardaouil, che dal 2016 presiede la Fondazione Culturale Montblanc insieme a Till Fellrath. Sono anche i fondatori e curatori di Art Oriented, e in questa veste sono appena giunti a Roma dalla Biennale di Venezia, dove hanno curato il padiglione degli Emirati Arabi Uniti.
Il processo di selezione dei vincitori, con canditaure da tutto il mondo, vi ha consentito di individuare dei tratti comuni fra i mecenati globali?
Till: Certamente la passione, capace di alimentare anche l’impegno di una vita che dicevamo.
Sam: Passione e anche senso di responsabilità, verso gli artisti, le comunità, le città, le nazioni.
L’industria del lusso ha un impatto globale: credete che i suoi marchi dovrebbero aumentare il loro impegno nel supportare la cultura nel mondo?
Sam: Grandi privilegi implicano grandi responsabilità. Credo che questo si applichi molto bene ai marchi del lusso, e che Montblanc, con la sua Fondazione Culturale, sia esemplare in questo senso. Il privilegio di un marchio del lusso è la sua visibilità, la sua estesa e rispettata presenza nel mondo. Per questo, quando Montblanc sceglie di supportare un artista, è come se rivolga su di esso l’attenzione che le persone hanno verso il suo brand, le sue creazioni.
Till: Montblanc è un marchio globale, e la Fondazione riflette questa attitudine. Per questo la Fondazione non aprirà mai un museo come fanno altri marchi, perché siamo più propensi a muoverci. Il nostro modello è supportare davvero l’arte in tutto il mondo. Inoltre, trovo che sia molto importante che un brand ad alto valore artistico come Montblanc dialoghi costantemente e direttamente con il mondo dell’arte, un dialogo che poi viene espresso anche nelle sue creazioni.
Venendo all’Italia, il premio è stato assegnato alla Nomas Foundation, che lavora anche con le periferie della città. E l’imperatore Adriano, al quale quest’anno è dedicata la collezione Patron of Art, era noto per la sua politica cosmopolita. Quest’anno sembra che il tema dell’inclusività sia stato centrale.
Sam: Oggi è molto importante non restare nella propria confort zone, in luoghi, fra nomi, con modelli ormai noti, esauriti. Bisogna orientarsi verso luoghi e discipline che finora sono stati ai margini perché non abbastanza rilevanti, glamour, ricchi. E non si tratta solo di coinvolgerli, ma anche di imparare dai loro modelli, da persone e luoghi, condizioni economiche e visioni politiche dievrse. Lo stesso imperatore Adriano, per esempio, passò molti anni del suo regno viaggiando nell’impero, a contatto con le diverse comunità.
Till: Anche l’inclusività geografica è molto importante. Per questo negli ultimi anni abbiamo conferito premi anche in Libano, Bangladesh, Colombia, Cile. Se esaminiamo la storia, non c’è un luogo unico dal quale provengano gli artisti.
Come vi sembra l’Italia dei mecenati di oggi?
Till: Non puoi studiare, o essere interessato all’arte, e non venire in Italia. La Biennale di Venezia è un appuntamento fondametnale, e ha fatto da modello per molti altri eventi nel mondo.
Sam: Una caratteristica dell’Italia è la presenza di molti mecenati privati, che hanno creato importanti piattaforme di supporto per gli artisti, non solo per favorirne la produzione, ma anche il dialogo fra di loro. Prada e Trussardi, per esempio, hanno fatto un magnifico lavoro. Non si tratta solo di scegliere un artista per organizzare una mostra, o come curatore, ma di dar vita a un rapporto dinamico. Molti altri Paesi possono imparare dall’Italia in quetso.