In settimana occhi puntati sulla riunione dell’istituto di Francoforte e sul pil americano del II trimestre. Milano frenata dallo stacco cedola di Enel riesce comunque a chiudere in rialzo dello 0,44%. Wall Street debole
di Andrea Fontana e Cheo Condina
Seduta fiacca per i listini europei (e per Wall Street) in attesa di giorni chiave per la congiuntura economica globale. Giovedì è prevista la riunione della Bce (che potrebbe preparare il terreno per un taglio dei tassi a settembre), venerdì c’è il dato sul Pil Usa del secondo trimestre e settimana prossima la Fed, che ridurrà il costo del denaro di almeno 25 punti base. Piazza Affari, su cui pesa lo stacco della cedola di Enel(che chiude a -0,2%), archivia la giornata comunque in rialzo dello 0,44% mentre le nuove incertezze sulla tenuta del Governo fanno impennare lo spread oltre 200 punti base. Sul listino milanese realizzi sul comparto bancario, a partire da Banco Bpm (-1%) e Unicredit (-0,3%) per cui rumors odierni parlano di 10mila esuberi. Per contro brillano sull’Ftse Mib Unipole Unipolsai, rispettivamente +4,2% e +3%, dopo il via libera condizionato dell’Antitrust alla cessione di Unipol Banca. Gli operatori scommettono inoltre in prospettiva su eventuali rimescolamenti nell’azionariato dopo le dichiarazioni di Claudio Levorato, presidente di Manutencoop (tra i principali soci di Holmo che ha il 6,6% della holding bolognese) sulla possibilità di rivedere la presenza nel patto di sindacato, valido comunque per tutto il 2020, alla luce delle performance del titolo. Petroliferi positivi, a partire da Tenaris (+1,3%), grazie alla risalita del greggio (Wti +0,5% a 55,9 dollari) sulle tensioni Iran-Gran Bretagna.
Sul mercato valutario euro stabile sul dollaro a 1,122 e a 121 yen. Il cross euro/yen si attesta a 107,85.
Settimana chiave per dati macro e Bce
La settimana si preannuncia densa di avvenimenti sia dal punto di vista del calendario macroeconomico (Pil Usa del II trimestre e indice Markit dei responsabili acquisti del manifatturiero dell’Eurozona) sia di quello finanziario (con le trimestrali dei big tecnologici Usa) sia sul fronte politico (l’iter per l’insediamento del nuovo Governo in Spagna e l’indicazione del successore di Theresa May nel Regno Unito). A livello globale, in ogni caso, restano protagoniste assolute le banche centrali: giovedì ci sarà l’appuntamento con la Bce e con la conferenza stampa del presidente Mario Draghi, mentre è molto alta l’attenzione sul taglio dei tassi Usa della Fed atteso per il 31 luglio prossimo. Proprio la disillusione dei mercati per un taglio di 50 punti base è stata alla base del calo di Wall Street venerdì al termine della peggiore settimana del listino dal mese di maggio. Nel frattempo i principali listini del Far East hanno archiviato la seduta in calo. Tokyo ha chiuso la prima seduta della settimana in leggero ribasso (-0,2%).
Si ammorbidiscono i toni Usa-Cina, Iran sotto i riflettori
Segnali positivi sono arrivati nel week end sul fronte dei rapporti Usa-Cina con la richiesta, riportata dai media asiatici, delle aziende cinesi di acquistare prodotti agricoli Usa come era stato concordato nel vertice Trump-Xi di fine giugno. D’altro canto, l’ennesimo episodio di tensione nel Golfo Persico, questa volta tra Iran e Regno Unito, sta facendo rimbalzare i prezzi del petrolio dopo il forte calo degli ultimi giorni. Scarso invece l’effetto dei dati macroeconomico americani di oggi: l’attività economica nazionale statunitense si è ripresa a giugno pur restando in territorio negativo (l’indice che ne misura la performance, stilato dalla Federal Reserve di Chicago, si è attestato a -0,02 punti da -0,03 di maggio).
Continuano le trimestrali: in settimana Eni, Moncler e St
Sarà poi una settimana in cui sono attesi i risultati trimestrali di grandi gruppi sia Usa (Amazon e Alphabet/Google su tutte) sia in Europa (con grandi banche come Ubs, Deutsche Bank, Santander; costruttori auto come Daimler, Renault e Volkswagen; big del lusso): a Milano in calendario i conti di Moncler e Eni oltre a quelli di StMicroelectronics. Fuori dal Ftse Mib balza Sogefidopo la semestrale (previsto un incremento della marginalità nella seconda parte dell’anno), fiacca Mediaset nel giorno del consiglio di amministrazione chiamato a decidere se accogliere o meno la richiesta di convocazione di una assemblea straordinaria da parte di Vivendi per annullare le delibere sul voto maggiorato approvato lo scorso 18 aprile.
Nel resto d’Europa, bene Julius Baer a Zurigo che ha pubblicato i conti trimestrali. Vendite sui gruppi media come Prosiebensat a Francoforte e Itv a Londra: il settore media è penalizzato da un report di Morgan Stanley che resta negativo sul comparto a causa delle prospettive di flessione della tv lineare, degli ingenti investimenti necessari sulle piattaforme digitali e della debolezza del mercato pubblicitario.
Focus su Bce: giovedì la parola a Draghi
Giovedì il Presidente uscente della Banca Centrale, Mario Draghi, dovrebbe dare ulteriori particolari rispetto alle future mosse dell’istituto centrale. L’attesa è per il taglio dei tassi di deposito di 10 punti percentuali a settembre. Poi gli operatori scommettono (sperano) nell’avvio di un nuovo programma di acquisto di titoli di reddito fisso (Qe) nel 2020. Bisognerà in tal senso, però, vedere se la nuova governatrice centrale europea, Christine Largarde, proseguirà lungo la strada dell’allentamento quantitativo.
Prezzo del petrolio in ascesa: tensioni Iran-Uk
Di là dalle politiche monetarie restano centrali le questioni geo-politiche. Dapprima, nel radar degli investitori, c’è la sempre maggiore tensione che riguarda l’Iran. Venerdì scorso, nello stretto di Hormuz, è stata sequestrata da parte di Teheran una petroliera britannica. Si tratta solo dell’ultimo episodio di una serie di tragiche schermaglie che rischiano di infiammare nuovamente il Medio Oriente. E, ovviamente, hanno una ripercussione sull’andamento
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