Le griffe vanno allo stadio. E copiano

Felpe con il cappuccio, tute da ginnastica, sciarponi: dal basket al calcio le tenute dei tifosi sono diventate l’ispirazione per molti marchi streetwear. Tanti i testimonial più o meno volontari, da Kate Middleton a Rihanna

di DEBORAH AMERI

Rihanna ha fatto scuola. È stata lei la prima maestra del look da stadio. E ha insegnato che ci si può presentare a una partita dei Lakers sia con tacco dodici e skinny jeans, sia in canotta e cappellino da baseball. Recentemente anche Kate Middleton, duchessa di Cambridge, ha tenuto una lezione di casual-chic arrivando sul campo da tennis con 300 euro di leggings sportivi Monreal London, ispirati ai pantaloni da smoking.
L’attrice Blake Lively è andata oltre. Ha osato passeggiare sul red carpet con un look mutuato dalle uniformi da basket: canotta bicolore tagliata a frangia e pantaloni della tuta con bottoni ai lati, rivisitati in salsa glamour da Monse, il brand fondato due anni fa da Fernando Garcia e Laura Kim, anche direttori creativi di Oscar de la Renta. La loro collezione primavera-estate 2018 è un esempio di come le tenute da stadio dei tifosi siano diventate l’ispirazione per molte griffe streetwear. Ma non solo.
«Ho indossato talmente tanto i pantaloncini da basket della mia squadra universitaria che a un certo punto si sono disintegrati», ha raccontato Garcia per spiegare l’origine di certi capi della collezione, tagliuzzati (come canotte e gonne) o lavorati in maniera da sembrare quasi in disfacimento. «Volevamo dare a dei pezzi base, come cardigan, bomber, pantaloni da tuta e magliette della divisa sportiva, un tocco alla Monse», spiega ancora lo stilista. E così sono nati i bomber che lasciano le spalle scoperte, le camicie rivoltate e le giacche decostruite.
Ma lo stadio e le sue derivazioni hanno sedotto perfino la griffe del lusso per eccellenza, Valentino. Che proprio in questi giorni ha inaugurato degli spazi pop-up per presentare la sua collezione Resort 2018 di cui «lo sport è l’ispirazione principale», dicono dalla maison. Non è un caso che la campagna fotografica sia stata ambientata in un campo da basket e che negli store temporanei di Tokyo, Londra (da Harrods, ancora aperto fino al 19 novembre), New York, Hong Kong e Milano, oltre alla collezione si vendano anche “accessori” inconsueti, come palloni e materassini da yoga.

Tommy Hilfiger ha invece scelto Brooklyn per presentare la sua ultima capsule collection impregnata di capisaldi delle divise sportive. Un tuffo indietro negli anni Novanta con bomber (il capo più rivisitato in assoluto), felpe con cappuccio, tute da ginnastica.
Neppure lo sciarpone dei tifosi di calcio è sfuggito all’appropriazione dei fashionista. Il primo a intuire un potenziale è stato, come spesso avviene di recente, il marchio francese Vetements, con la sciarpa bicolore “free hugs” disegnata in collaborazione con Reebok. E a proposito di Vetements, sono suoi anche gli stivaletti (ormai di culto) con tacco stiletto e calzettoni da tennis (o basket) incorporati. Bimba y Lola ha reinventato lo sciarpone con una versione a scacchi bicolore e lo stilista nordirlandese JW Anderson ne ha creato una oversize, a righe, per la catena giapponese Uniqlo.
Nell’avanscoperta del look da stadio non poteva mancare un marchio sportivo. Puma ha dato esempio di saper interpretare lo streetwear lasciando spazio a una collaborazione con Sophia Webster (sua la miglior versione del bomber 2.0) e soprattutto con Rihanna, che ha lanciato il suo marchio Fenty. Tanti anni passati a bordo campo come tifosa le sono serviti per creare capi sì super sportivi (ispirati spesso alle squadre universitarie), ma anche incredibilmente sexy. E soprattutto perfetti per esser

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