Good Design: le forme ci obbediscono
Obbediscono ai nostri desideri, i nostri gusti. Soprattutto si rifanno ai dettami della funzionalità, dell’estetica e – anche – della durabilità. Il Good Design è una scuola di pensiero che affonda le sue radici negli States a partire dagli Anni 40 dello scorso secolo. Una storia lunga e ricca di sorprese che, nel presente e nel futuro, ha ancora molto da dire
Ogni oggetto ha la sua forma e il suo… carattere. Poi ci siamo noi, che le forme le desideriamo, le studiamo attentamente e – spesso – le giudichiamo. Infine c’è chi le forme le deve inventare e “riscrivere”. Architetti e designers che, prima di tutto, osservano, ascoltano, “viaggiano” nelle menti e nei sogni di chi dovrà usare quel prodotto, quello spazio.
Non è facile dar vita ad una forma che si sappia “muovere” con stile. Se poi lo stile deve conciliarsi con la funzionalità e la comodità, la matita – e chi la stringe in mano – dovranno lavorare sodo per abbandonare al più presto il pianeta “Mission Impossible”. Ma restiamo sulla Terra; qui, anni fa, nacque un movimento, una scuola di pensiero che, in parte, cambiò per sempre le “leggi” del design. Nome: Good Design; nazionalità originaria: Usa; data di nascita: tra gli Anni 30 e 40 del Secolo scorso; pieno sviluppo: dagli Anni 50 ai giorni nostri.
Veniamo al dunque: il Good Design investì, e investe, tutte le forme e gli spazi del nostro quotidiano, dagli edifici ai mobili, dagli utensili da cucina agli attrezzi da giardino.
Un noto creativo tedesco i cui oggetti (radio, calcolatrici, macchine per il caffè e molto altro) si son meritati un posto al Moma di New York, redasse addirittura un decalogo per il good designer; riportiamo qui qualche “articolo”: “Il buon design rende un prodotto utile”; “Il buon design è estetico”; “Il buon design aiuta a comprendere un prodotto”; “Il buon design lo è fino all’ultimo dettaglio”
divano Groundpiece, Antonio Citterio design
Gli altri “comandamenti” (assieme a quelli già citati) li ritroviamo espressi fino all’ultima virgola presso FLEXFORM, azienda nata nel 1959 in Brianza per volere dei fratelli Galimberti. Tutto iniziò con un laboratorio artigianale di divani e poltrone; poi lo show-room e, in breve, il brand entrò in sintonia con il buon gusto della Milano che conta, del Belpaese e del mondo intero.
FLEXFORM, tra l’altro, con Groundpiece già nel 2001, ha rivoluzionato l’idea del divano che non è solo relax: sul divano si lavora, si comunica, si studia, si mangia… Insomma un mondo che può cambiare forma con un gesto; un mondo “nostro”. Dal divano alla poltrona, da questa al tavolino, alla sedia, al letto… Andiamo a vedere da vicino: