GABRIELLA MARTINELLI, TALENTO E UN PIZZICO DI FOLLIA

bbiamo incontrato la cantautrice alla vigilia della sua partecipazione alla rassegna “Cantautori in Canottiera”, domani 3 luglio all’OFF TOPIC di Torino, per parlare del suo nuovo album dal titolo particolare “La pancia è un cervello col buco”

Una donna, una cantautrice, un berretto che sogna e non ha paura. Gabriella Martinelli è quella mela imperfetta nel cesto di stark di un rosso sgargiante, è la nota diversa in uno spartito che ormai segue sempre la stessa melodia: è quel pizzico di follia che nella musica chiamiamo talento.

Michael D. Gershon, esperto di anatomia e biologia cellulare della Columbia University autore del best seller “Il Secondo Cervello” afferma che l’intestino è un vero e proprio secondo cervello: “Basti pensare che l’intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore. Insomma, l’intestino è la sede di un secondo cervello vero e proprio. E non a caso le cellule dell’intestino – spiega l’esperto americano ‐ producono il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere“. Il tuo album, La pancia è un cervello col buco, può vantare solide radici scientifiche direi…
“Sposo la scienza! Il potere sta nella pancia, a lei lascio la scelta. La pancia è un cervello col buco è un disco di pancia: è un album autoprodotto, è un disco che non segue meccanismi del momento, sono canzoni senza tempo, scritte di getto, registrate in presa diretta”.

Tornando alla musica, fin dal primo ascolto si sente quanto tu attinga da generi musicali diversi in modo convulso ma calcolato, calibrato: le tue canzoni sono dei puzzle, come hai incastonato i singoli pezzi e creato un disegno perfetto?
“Non mi riconosco nelle classificazioni di genere. Nella diversità cerco la ricchezza e nella ricchezza continua la mia ricerca. La pancia è un cervello col buco è il risultato dei miei ascolti, dalla musica francese alla nostra canzone d’autore e poi il blues, il punk, il rock di Dylan, Springsteen; e i viaggi, gli incontri, i confronti. È un disco crossover, sono storie di donne vestite ognuna con il suo abito più sincero, donne dalle gambe lunghe, sedute dietro lo stesso pianoforte”.

Possiamo dire che sei una cantautrice a tutti gli effetti: scrivi, suoni e interpreti. Che valore ha oggi? Senti una sorta di dovere nei confronti del tuo pubblico?
“Sento addosso una responsabilità fortissima. Credo che qualsiasi artista debba porsi il problema, senza preoccuparsi necessariamente di piacere ma preoccupandosi di dire cose che abbiano senso, che aiutino a riflettere, che facciano star bene. Se un’artista poi riesce a dire ciò in cui crede con il suo strumento, con le sue verità, possono accadere cose potentissime. È fondamentale mettersi continuamente in discussione, studiare, la musica è un mestiere che come tutti gli altri merita un enorme rispetto”.

A proposito di cantautrici, il tuo nome mi sento di associarlo a quello di un’altra Gabriella, la Ferri, per originalità e potenza: quanto la senti vicina alle tue corde?
“Wow!! Che onore. Mi parli di un’artista bellissima, dalla voce potente e dall’animo fragile. Una interprete straordinaria, un’artista “de core” come si dice a Roma. Mi capitó di leggere tempo fa da qualche parte che lei disse “per me nell’interpretazione quel che conta è il sentimento” e io abbraccio il grande insegnamento vivendo senza limiti la mia musica”.

Il tuo è un album coraggioso, personale e di personalità: racconti storie di donne tra leggerezza e debolezze: a chi ti sei ispirata?
“Sono storie di donne che effettivamente appartengono alla mia vita, come la mia terra, la Puglia, così come nonna e le donne della famiglia. Ci sono personaggi di fantasia come Casimira; attraverso di lei e le allegorie cerco di raccontare l’altro. Poi c’è Jeanne Baret, la prima donna che ha circumnavigato il globo e lo ha fatto travestita da uomo per seguire l’uomo che amava, perché alle donne a quei tempi alcune libertà non erano concesse. Mary non ama le convenzioni, legge il suo domani e cerca “la sua America” tra i fondi di caffè, ama ma non dice. Legge e dorme poco. E poi Roma. Sono donne coraggiose, dure, sognatrici. Donne che non si raccontano facilmente, vietato dir loro che “non si può”.

L’artwork dell’album è di Antonio Sileo, in arte Pronostico, che regala un volto e un corpo a Casimira, Erica, Giulia, Eliana e alle altre donne protagoniste del disco. Come è nata questa collaborazione?
“Ho conosciuto Pronostico tramite amici in comune. Mi sono innamorata subito della sua genialità. Antonio ha dato una lettura personalissima ai personaggi del disco. Disegno e musica s’incontrano nella massima libertà”.

“La fantasia / è un’arte di pasticceria / che fonde il burro con il sogno / un viaggio senza ritorno / La fantasia è un impasto di dolcezze / stranezze della mente / forme libere al caffè”. Al di là dei fondi di caffè, dove attinge la tua scrittura?
“Dai miei ascolti, dalle notti insonni, dai viaggi, dal cibo, dal vino e… dalla fantasia”.

”Aspettando che qualcuno mi ricordi l’uscita / riordino i commenti / prossima fermata: “Re di Roma” / di Roma il Re… Signore farcite / pizzerie al taglio / cancelli aperti / lingue asciutte / anche il cane piscia dove il gendarme teme”: che rapporto hai con la Capitale?
“Roma è la donna che mi ha cresciuto. Ancora adesso segue le mie lunghe giornate. Le voglio molto bene nonostante i suoi difetti. Roma è caotica, disordinata, lenta e ultimamente molto sporca. Ma sa essere gentile, accogliente, madre. Ho scritto molto fra le sue braccia, ho pianto e amato e le devo i miei cambiamenti, gli anni più intensi, i miei risvegli e le paure”.

“Siamo esseri sottili da lasciarsi attraversare / talmente sottili da lasciarsi vedere
/così sottili da cadere /nei grandi silenzi / nei movimenti / di un pianoforte /e chi è più forte lo deciderà il vino”: versi che se fossero letti senza musica potrebbero essere la didascalia di una fotografia. Esseri umani, esseri fragili: ti sei data una spiegazione?
“La spiegazione sta nelle nostre vite. A quelli come me, che guardano le stazioni con nostalgia, che non conoscono certezze. A noi che crediamo nei sogni, che parliamo sempre di quelli rischiando di perderci nel silenzio. Che viviamo lontano dalle nostre famiglie. Che non abbiamo paura… che in realtà abbiamo paura ma fingiamo di non averla. A noi che un bicchiere di vino sa di buono, che ci logoriamo nelle attese e abbiamo il mare negli occhi. Fragili e incredibilmente sottili”.

Date del tour:

03/07 Torino, Off Topic
05/08 Roma, ‘Na Cosetta
26/08 Cortona, Fortezza del Girifalco

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