Francesca Miele attrice, autrice di origini salentine da anni trasferita a Roma. Oggi noi di Cine Clan l’abbiamo intervistata per conoscerla meglio da vicino. Taglio di capelli neri, sensuale, che mette in risalto tutti i suoi lineamenti alla Eva Green, sguardo magnetico di quelli che non passa inosservato, Francesca Miele si può definirla una vera artista, attrice da una parte e scrittrice dell’atra. In effetti il suo percorso professionale si discosta molto da quello tradizionale, dunque dicevamo una attrice che produce e vive realmente i sentimenti del personaggio sempre a caccia della sua autenticità, dell’approfondimento psicologico del personaggio, con capacità di immedesimazione straordinarie.
Cosa rappresenta per te l’attore in un cotesto sociale?
Che cosa rappresenti l’attore nel contesto sociale non è facile da dirsi. Partendo dalla domanda chi è l’attore, posso dirvi che è colui che fa. Cosa fa? Vive la sua vita in modo finto. Deve rappresentare. Che cosa? Un personaggio. Infilarsi dentro per dare agli altri. Stare nella verità del testo. Quale testo? Per la maggiore, un testo scritto da un’altra persona, e quindi creare con la sua immaginazione una verità che lo determina altro da sé, ma manifestando sé stesso. È un paradosso: Essere un attore significa essere uno strumento per qualcun altro, avendo la possibilità di manifestare sé stessi, nel bisogno che tutti abbiamo di esprimerci. Ora unire tutto questo lavoro nel contesto sociale è raccontare la società.
Per chi guarda può significarsi identificazione, imitazione. L’attore oggi esibisce anche un nuovo modello di bellezza. Difatti un errore comune è credere che basti la bellezza e qualche conoscenza per fare l’attore. Altrimenti non si spiegherebbe in questo momento storico, la forte domanda di giovani nelle scuole di recitazione. Che ci racconta anche qualcosa del contesto sociale che stiamo attraversando.
Attualmente su quale film hai lavorato?
Quest’ultimo periodo prolifera la scrittura per me, giacché sono anche un’autrice di testi disparati. La mia scrittura varia dalla poesia alla narrativa.
Hai raggiunto tanti obiettivi, qual è quello più significativo per te?
Si è vero, ma quello più soddisfacente è stato amalgamare il lavoro con la guida dei figli.
Puoi dirci a cosa stai lavorando adesso?
Certo. Adesso sto lavorando su un testo eclettico. Devo adattarlo alla pratica scenica.
Raccontaci una tua Gionata tipo?
Meglio omettere un po’ di cose…
La sveglia non suona mai alla stessa ora. Acqua tiepida e limone, colazione abbondante e via. Se non ho nulla da lavorare fuori resto a casa a scrivere. Quando gli occhi non ne possono più dei caratteri di scrittura sullo schermo luminoso, passo alla carta. Mi capita anche di essere sprovvista del Pc e di dover scrivere per molto tempo e poi ricopiare tutto, come avveniva anni fa. (Restiamo in tema; qualche mese fa ho scritto delle favole, ora sto cercando un illustratore. Chi ne ha voglia si faccia avanti!!) Se sono a casa cucino. Poi stacco e vado a correre o in palestra. Pranzo regolarmente. Riposo venti minuti quando posso. Mi basta chiudere chi occhi e rilassarmi per poi ricominciare. Le donne hanno tra le altre fortune anche quella di curare la casa e tutto quello che ne viene. Immaginate che festa. A sera cena preferibilmente a casa e prima delle 20, poi cinema o teatro. Quest’ultimo, io anche da casa. Concludo quando ho sonno ma mai completamente, perché la notte faccio certi viaggi!
Come vorresti vederti tra 10 anni?
Tra dieci anni vorrei aver vinto l’oscar come miglior attrice protagonista. E vorrei avere la stessa forma fisica di oggi e lunghissimi capelli. Tu come ti vedi tra dieci anni?
Artisticamente, quale è l’attrice a cui vorresti somigliare?
Non ho dubbi ne cito due perché le riconosco: Anna Magnani e Giulietta Masina.
Cosa vorresti che le persone capissero di te?
Uh. Non me l’aspettavo. Dovrebbero leggere la mia sincerità. L’onesta intellettuale. E capire perché non faccio patti col diavolo pur di avere un lavoro.
C’è un ruolo in particolare a cui tu sei legata?
C’è nera uno. Giulia, la Moglie ideale di Marco Praga. Il motivo? Il personaggio rivela una società ipocrita. Moglie, madre e amante! Un ruolo che fino ad un certo punto lei svolge con distacco, ma quando capisce che l’amante sta per lasciarla lo obbliga a frequentare ancora la loro casa per non insospettire il marito, al quale tiene molto.
Che considerazione hai della recitazione Italiana?
Fortunatamente in Italia ci sono dei bravi attori.
Ci sono ruoli che avresti voluto recitare?
Si. Quello della Papessa sicuramente.
Come nasce la passione per il cinema?
Ho sempre avuto fin da piccolissima un’immaginazione sconfinata. Ero spesso da sola, ma non lo ero. Mi facevo compagnia come meglio mi riusciva. In compagnia invece inventando storie, che a volte facevano ridere tanto. Poi c’era mio nonno. Passavamo interi pomeriggi con lui a guardare Totò, Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio e Shirley Temple. Ogni tanto esordiva così: Devi andare in Accademia. Intanto mi sono laureata in Informazioni e sistemi Editoriali, poi sempre alla ricerca di qualcosa, ho frequentato un percorso accademico a Roma.
Quali sono le difficoltà di intraprendere questo mestiere in italia?
Innanzi tutto se non sei un mostro di bravura bisogna studiare, senza snaturarsi però, altrimenti perdi il talento. Difficoltà??? Molti bravi attori non sono aiutati ad emergere perché mancano autori disposti a guardarsi intorno e dare possibilità anche a nuovi interpreti. Mancano registi abili disposti a perdere qualche minuto in più del loro tempo per liberare un artista. Manca la voglia di sperimentare e quindi si vuole andare sempre sul sicuro e quel che si vede in giro sono sempre le stesse persone. Senza dubbio bravi ma che si replicano. Manca l’onestà da parte degli addetti ai lavori: le scuole sono piene di giovani candidati; accettano tutti purché paghino i corsi. E mancano i fondi!
Ultima domanda… il senso della vita?
Non sono nulla se non amo e non sono amato. E la cioccolata fondente.