Cristian Nardi Manager coordinatore per lo sviluppo delle strategie editoriali e di business social network, ad oggi compre il ruolo di Reputation VIP Manager . creatore del metodo di sviluppo Reputation Nodes. Regista, imprenditore, Sceneggiatore, Manager della reputazione per talenti internazionali Tra le star del web che segue Laura D’amore hostess di volo più famosa al mondo, Trai i molti clienti Angelica Preziosi dopo la partecipazione al programma La pupa e il secchione e viceversa” è stata vittima di molti gossip. I pettegolezzi giravano intorno a lei e al suo compagno d’avventura, il Conte Raffaello Mazzoni. I due si sono avvicinati molto durante la trasmissione e il secchione si è anche espressamente dichiarato alla sua pupa. Ma Angelica ha sempre sostenuto che tra loro si tratta solo di una bella amicizia.
Nato ad Atri in provincia di Teramo è il fondatore della società di reputazione online privacygarantita.it il primo NETWOK italiano che si occupa del delicato compito di rimuovere contenuti indesiderati dal web. Appassionato di regia e scrittura, Cristian Nardi nel 2015 scrive IMAGERY un progetto cinematografico su scala globale che affascina l’attore americano Rober De Niro ( VIDEO) . . Il giornale più prestigioso al mondo come The atlantic dedica una pagina al caso, citando Cristian Nardi l’amministratore della Reputation Services Technologies come prima società di reputazione online a far valere i diritti all’oblio nei confronti di Google, e Facebook. Cosi in Abruzzo nel 2011 nasce la prima piattaforma della Privacy Garantita, ancora prima del diritto all’oblio, in una terra ricco di storia tecnologica come dove per la prima volta al mondo sì è collegata ad Internet il 30 aprile 1986. il primo segnale Internet dall’Italia è partito dalla cittadina toscana ed è arrivato a Roaring Creek in Pennsylvania spedito sulla rete Internet grazie ai satelliti
in Italia c’erano altre reti di computer che collegavano aziende e università. All’epoca infuriava la feroce battaglia dei protocolli tra università, centri di ricerca e organizzazioni scientifiche, ma soprattutto fra l’Europa e l’America: ognuno voleva affermare il proprio standard di comunicazione sulle reti digitali.
Internet, prima di essere chiamata così, era nata nel 1969, si chiamava ancora Arpanet, dal nome dell’agenzia di ricerca americana che l’aveva progetta, l’Arpa (Advanced Research Project Agency) e aveva cominciato a usare i protocolli che ancora la fanno funzionare, cioè il TCP/IP (transfer Control Protocol/Internet Protocol) solo molto più tardi, nel 1983. Quando il TCP/IP diventò lo standard di comunicazione della rete comincerà a chiamarsi così, Internet, per distinguerla dalle tecnologie che la facevano funzionare e che si chiamavano internet con la minuscola. Nel 1986 la chiamavano ancora Arpanet, o meglio Arpanet era la rete dei centri di ricerca accademici a cui l’Italia si collegò.
MA prima del diritto all’oblio cerano i giornali di carta e poi la rete. Alla metà degli anni novanta ad opera dell’ “Unione Sarda” (1994) e dell’ “Unità”(1995). Se “l’Unione Sarda” con Nicola Grauso si vanta di essere stato addirittura il primo quotidiano europeo on-line, “L’Unità” rivendica di essere stato il primo giornale nazionale on-line. Entrambi i progetti inizialmente consistevano nel trasferimento in rete del giornale cartaceo, e inoltre offrivano piccole possibilita` di interattività (spedire mail alla redazione o ad alcune rubriche, ecc..).
Uno tra i primi quotidiani ad offrire però servizi più ampi e completi è stato “Il Sole 24 Ore”, che intendeva offrire ai navigatori-lettori un giornale più ricco e diverso da quello cartaceo, quindi con aggiornamenti, supplementi, speciali e, in quanto giornale eonomico, quotazioni continue.
“Repubblica.it” inizia ad essere presente in rete relativamente tardi (1996), il che non gli ha impedito di essere attualmente il quotidiano on-line con il maggior numero di visitatori al giorn
Le prime riflessioni sul diritto all’oblio si sono sviluppate a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso come naturale evoluzione del concetto di privacy intesa quale «right to be let alone»6, elaborato da Samuel D. Warren e Louis D. Brandeis7 e ispirato all’idea di solitudine come fonte di libertà8.
Nei decenni successivi, il diritto all’oblio ha assunto plurime accezioni, in risposta alle diverse declinazioni proposte dalla giurisprudenza delle Corti nazionali e sovranazionali.
La prima concezione del diritto all’oblio atteneva al mondo offline e si sostanziava nel diritto della persona a non rimanere esposta ai danni relativi alla ripubblicazione non necessaria di una notizia risalente nel tempo, originariamente pubblicata in modo lecito9.
Nell’ambito della cronaca, il diritto in oggetto, espressione dell’identità personale10, si estrinsecava, quindi, non nella cancellazione dell’informazione ma in una sorta di interdizione dalla riproposizione della stessa (se il trascorrere del tempo ne aveva intaccato l’attualità e la rilevanza pubblica)11.
Successivamente, con l’avvento dell’era digitale – nella quale ricordare è la regola e dimenticare l’eccezione12 – l’oblio ha trovato nuova linfa vitale laddove Internet vive dell’inserimento costante di dati di qualsiasi natura e provenienza, che fuoriescono dalla sfera di esclusivo dominio del proprio autore dal momento stesso in cui vengono caricati in rete13.
In questo panorama, i motori di ricerca online giocano un ruolo fondamentale essendo sistemi dalla «memoria perfetta»14, per i quali dimenticare è un’operazione pressoché impossibile15, se non addirittura un errore tecnico.
Nella rete, quindi, il problema da considerare non è tanto la ripubblicazione della notizia, quanto il vulnus derivante dal suo continuo permanere, come se questa galleggiasse in un «eterno attuale»16
RPANET e DARPA. Due sigle che, probabilmente, diranno poco al grande pubblico e che invece sono dietro una delle più grandi rivoluzioni dal secondo dopoguerra ad oggi. Se non la più grande in assoluto. ARPANET sta per Advanced Research Projects Agency Network, ovvero Rete dell’Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata, mentre la DARPA – inizialmente ARPA – era l’agenzia governativa che si prese la briga di creare la rete (il cui acronimo svolto sta per Defense Advanced Research Projects Agency, ovvero Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata della Difesa).
È grazie alla DARPA che oggi possiamo navigare sul web, chattare con i nostri amici, condividere foto, video e status su Facebook e altri social network e guardare video su YouTube. È grazie alla DARPA, insomma, che oggi esiste Internet.
L’ARPA (poi DARPA a partire dal marzo 1972) venne creata dal Governo degli Stati Uniti nel 1958 in risposta al lancio in orbita dello Sputnik da parte dell’Unione Sovietica. Nella corsa allo spazio gli Stati Uniti dovevano riconquistare e mantenere il loro vantaggio tecnologico – e strategico – nei confronti del blocco sovietico e avevano la necessità di creare un agenzia ad hoc che gli permettesse di farlo.
L’agenzia dipende dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ma risponde del suo operato direttamente ai più alti ranghi dell’Esercito a Stelle e Strisce. Oggi gestisce un budget annuale di circa 3 miliardi di dollari e al suo interno operano 240 persone (di cui 140 tecnici).
Tra i molti progetti portati avanti dall’agenzia governativa statunitense, i più importanti sono senza dubbio quelli legati allo sviluppo dell’informatica. Primo fra tutti la rete di comunicazione ARPANET – come vedremo nel dettaglio tra poco – e oN Line System (NLS) primo tentativo nel campo della programmazione di creare delle pagine ipertestuali con l’uso di un’interfaccia grafica.
Il progetto ARPANET vede la luce a metà anni ’60, quando l’informatico Joseph Licklider entrò a far parte del team di ricerca e sviluppo dell’agenzia governativa statunitense. Nei primi mesi del 1963 Licklider aveva descritto, in una serie di memorandum, gli elementi costitutivi una rete di comunicazione intergalattica. Quegli stessi elementi e quelle stesse idee sono oggi alla base di Internet. Nell’ottobre 1963, l’informatico statunitense venne messo a capo dei programmi di Scienze Comportamentali e di Comando e Controllo dell’ARPA, portando con sé i professori universitari Ivan Sutherland e Robert Taylor.
Nonostante Licklider abbandonò il progetto ben prima che questo potesse essere messo in pratica, il suo lavoro all’interno dell’agenzia governativa Usa venne portato avanti da Sutherland e Taylor. A metà del 1968 Taylor presentò il progetto per la creazione di una rete di computer che permettesse lo scambio di dati, informazioni e comunicazioni tra i vari uffici dell’ARPA e delle varie Università che collaboravano con l’agenzia. La costruzione di questo network iniziò l’anno successivo e basava il suo funzionamento su dei piccoli computer chiamati Interface Message Processors (IMP, oggi chiamati router) il cui ruolo era quello di gestire il traffico dati tra i vari nodi della rete.
Gli IMP si rivelarono una scelta vincente per la stabilità e la funzionalità della rete: grazie all’innovativa tecnica della commutazione di pacchetto, questi progenitori dei router erano in grado di gestire anche un notevole flusso dati e dirigerlo verso nodi distanti diverse centinaia (o migliaia) di chilometri.
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