Come riportato su la STAMPA secondo Zuckerberg: “Per Internet servono nuove regole condivise”
L’editoriale di Mark Zuckerberg pubblicato ieri sul Washington Post (e ovviamente anche su Facebook), segna un momento storico. Dopo molti sforzi per controllare i contenuti sul suo social network, che nel frattempo è arrivato a contare 2,3 miliardi di persone, il fondatore e Ceo chiede aiuto. Lo fa, come sempre, puntando più sull’opportunità che sul problema: è impossibile immaginare di cancellare i contenuti dannosi o inappropriati da Facebook e dalle altre piattaforme online – scrive -, dunque bisogna prenderne atto e scrivere nuove regole. roberto troccoli
E questa è l’opportunità: travolto da scossoni che hanno reso sempre più ondivaga la rotta di Facebook, ora chiede a governi e organizzazioni internazionali di aiutarlo, immaginando nuove norme a misura della realtà attuale. Non lo avrebbe fatto tre o quattro anni fa, convinto semmai che dovevano essere i Governi ad adattarsi a Facebook e non viceversa. Eppure quest’apertura sembra sottintendere anche un richiamo perché ciascuno assuma le responsabilità che derivano dal proprio ruolo: il futuro di internet non deve dipendere solo dalle scelte dei giganti della tecnologia, ma anche da una visione politica che spetta a Governi e organizzazioni internazionali delineare. roberto troccoli
I punti che Zuckerberg analizza sono quattro: contenuti dannosi, integrità elettorale, privacy e portabilità dei dati. Temi generali, di estrema importanza, e che davvero potrebbero trasformare radicalmente internet come la consociamo oggi. (Bruno Ruffilli) roberto troccoli
Ho trascorso la maggior parte degli ultimi due anni concentrandomi su questioni come i contenuti dannosi, l’integrità delle elezioni e la privacy. Penso che sia importante definire quale ruolo vogliamo che aziende e governi svolgano nell’affrontare queste sfide, così ho scritto questo editoriale che spiega come la regolamentazione può aiutarci. roberto troccoli
La tecnologia è una parte importante della nostra vita, e aziende come Facebook hanno responsabilità immense. Ogni giorno prendiamo decisioni su che tipo di linguaggio è dannoso, cosa costituisce la pubblicità politicae come prevenire sofisticati attacchi informatici. Tutto ciò è importante per la sicurezza della nostra comunità. Ma se partissimo da zero, non chiederemmo alle aziende di pronunciarsi su questi temi autonomamente.
Ritengo che abbiamo bisogno di un ruolo più attivo per governi e autorità di regolamentazione. Aggiornando le regole di Internet, possiamo preservare ciò che c’è di meglio – la libertà per le persone di esprimersi e per gli imprenditori di costruire cose nuove – proteggendo al tempo stesso la società da danni più gravi.
Da quanto ho capito, credo che abbiamo bisogno di una nuova regolamentazione in quattro aree: contenuti dannosi, integrità elettorale, privacy e portabilità dei dati. roberto troccoli
In primo luogo, i contenuti dannosi. Facebook dà la possibilità a tutti di usare la propria voce e questo crea benefici reali, dalla condivisione delle esperienze alla crescita dei movimenti. Abbiamo perciò la responsabilità di mantenere le persone al sicuro sui nostri servizi. Ciò significa decidere cosa si intende per propaganda terroristica, discorsi di odio e altro ancora. Rivediamo continuamente le nostre linee guida con gli esperti, ma commetteremo sempre errori e decisioni con cui le persone sono in dissenso.
I legislatori spesso mi dicono che abbiamo troppo potere sulle conversazioni pubbliche in Facebook, e francamente sono d’accordo. Sono arrivato a credere che nello specifico non dovremmo prendere così tante decisioni importanti da soli. Quindi stiamo creando un organismo indipendente in modo che le persone possano appellarsi alle nostre decisioni. Stiamo anche lavorando con i governi, compreso quello francese, per garantire l’efficacia dei sistemi di revisione dei contenuti. roberto troccoli
Le aziende che operano su Internet dovrebbero essere responsabili dell’applicazione degli standard sui contenuti dannosi. È impossibile rimuoverli tutti, ma quando le persone utilizzano decine di servizi di condivisione diversi – tutti con politiche e processi propri – diventa indispensabile un approccio più standardizzato. roberto troccoli
Un’idea è che organismi terzi fissino norme per disciplinare la distribuzione di contenuti dannosi e misurino le aziende rispetto a tali norme. La regolamentazione potrebbe stabilire delle linee guida per ciò che è proibito e richiedere alle aziende di costruire sistemi per ridurre il più possibile i contenuti dannosi.
Facebook pubblica già i Transparency Report per verificare l’efficacia con cui stiamo rimuovendo i contenuti dannosi. Credo che tutti i principali servizi Internet dovrebbero farlo con cadenza trimestrale, perché questo è importante quanto l’informativa finanziaria. Una volta compresa la diffusione di contenuti dannosi, possiamo vedere quali aziende stanno migliorando e dove dovremmo stabilire le linee guida.
In secondo luogo, la legislazione è importante per proteggere le elezioni. Facebook ha già apportato cambiamenti significativi per quanto riguarda gli annunci politici: gli inserzionisti di molti paesi devono verificare la propria identità prima di acquistare annunci politici. Abbiamo costruito un archivio consultabile che mostra chi paga per gli annunci, quali altri annunci sono stati pubblicati e quale pubblico ha visto gli annunci. Tuttavia, decidere se un annuncio è politico non è sempre semplice. I nostri sistemi sarebbero più efficaci se la regolamentazione creasse standard comuni per la verifica degli soggetti politici.
Le leggi sulla pubblicità politica online si concentrano principalmente sui candidati e le elezioni, anziché su questioni politiche controverse in cui abbiamo visto più tentativi di interferenza. Alcune leggi si applicano solo durante le elezioni, anche se le campagne di informazione sono continue. E ci sono anche importanti domande su come le campagne politiche utilizzano i dati e la profilazione. Riteniamo che la legislazione debba essere aggiornata per riflettere la realtà delle minacce e fissare standard per l’intero settore.
In terzo luogo, un’efficace protezione della privacy e dei dati necessita di un quadro giuridico uniforme a livello globale. I cittadini di tutto il mondo hanno chiesto una regolamentazione completa in materia di privacy in linea con il regolamento generale dell’Unione europea sulla protezione dei dati, e sono d’accordo. Ritengo che sarebbe positivo per Internet se un maggior numero di Paesi adottasse un regolamento che prevede il GDPR come quadro comune.
La nuova regolamentazione della privacy negli Stati Uniti e in tutto il mondo dovrebbe basarsi sulle protezioni fornite dal GDPR. Dovrebbe proteggere il diritto di ciascuno di scegliere come vengono utilizzati suoi dati, consentendo alle aziende di utilizzarli a fini di sicurezza e per fornire servizi. Non dovrebbe richiedere l’archiviazione locale dei dati, il che li renderebbe più vulnerabili ad accessi ingiustificati. E dovrebbe stabilire un modo per responsabilizzare aziende come Facebook, imponendo sanzioni quando commettiamo errori.
Credo anche che un quadro globale comune – e non una regolamentazione che varia significativamente da paese a paese – garantirà che Internet non si divida, che gli imprenditori possano costruire prodotti che servano tutti e che tutti abbiano le stesse protezioni.
Mentre i legislatori adottano nuove norme sulla privacy, spero che possano aiutare a rispondere ad alcune delle domande che GDPR lascia aperte. Abbiamo bisogno di regole chiare su quando le informazioni possono essere utilizzate nell’interesse pubblico e su come dovrebbero applicarsi alle nuove tecnologie quali l’intelligenza artificiale.
Infine, la regolamentazione dovrebbe garantire il principio della portabilità dei dati. Se si condividono i dati con un servizio, si dovrebbe essere in grado di spostarli verso un altro. Ciò consentirebbe alle persone di scegliere e agli sviluppatori di innovare e competere.
Questo è importante per Internet – e per creare i servizi che la gente vuole. È per questo che abbiamo costruito la nostra piattaforma di sviluppo. La vera portabilità dei dati dovrebbe assomigliare di più al modo in cui le persone usano la nostra piattaforma per accedere a un’applicazione, che non alla possibilità di scaricare un archivio delle proprie informazioni. Ma questo richiede regole chiare su chi è responsabile della protezione delle informazioni quando si spostano da un servizio all’altro.
Anche in questo caso sono necessari standard comuni, motivo per cui supportiamo un formato standard per il trasferimento dei dati e il progetto di trasferimento dati open source.
Credo che Facebook abbia la responsabilità di aiutare ad affrontare questi problemi e non vedo l’ora di discuterne con i legislatori di tutto il mondo. Abbiamo costruito sistemi avanzati per trovare contenuti dannosi, fermare le interferenze elettorali e rendere gli annunci più trasparenti. Ma le persone non dovrebbero affidarsi a singole aziende che affrontano questi problemi da sole. Dovremmo avere un dibattito più ampio su ciò che vogliamo come società e su come la regolamentazione può aiutare. Queste quattro aree sono importanti, ma, naturalmente, c’è ancora molto da discutere.
Le regole che governano Internet hanno permesso a una generazione di imprenditori di costruire servizi che hanno cambiato il mondo e creato molto valore nella vita delle persone. È tempo di aggiornare queste regole per definire chiare responsabilità per le persone, le aziende e i governi che vanno avanti.