“Ho la pelle dura, ho costruito un muro attorno a me per andare avanti”
La vita professionale di una modella oggi raramente supera i 5 anni, ma ci sono (poche) eccezioni. Come Claudia Schiffer, che di anni ne ha 47 e che lavora da quando ne aveva 17: una leggenda, una delle prime super-model, quel gruppetto che negli anni ’90 ha stravolto il concetto di glamour e fama, divinità contemporanee venerate da tutti. Che il loro carisma sia ancora intatto lo dimostra l’entusiasmo alla loro comparsa a sorpresa al termine della sfilata di Versace: Claudia, Naomi, Cindy, Carla ed Helena, vestite d’oro con in sottofondo “Freedom 90” di George Michael. Ce n’era di che mandare in visibilio il pubblico, e così è stato. “Ci hanno sistemate in 5 hotel diversi, in modo che non fossimo viste assieme”, racconta lei ora. “Com’è stato? Eccitante e commovente: eravamo lì per Gianni, il suo ricordo era ovunque. È stato un tuffo nel passato, una specie di rimpatriata del liceo”.
Sfilata epocale a parte, è arrivata a Milano anche per presentare il libro sui suoi 30 anni di carriera nella moda (coinciso il titolo: “Claudia Schiffer”): lo ha fatto nella boutique di Versace, firmandone alcune copie. Risultato: traffico impazzito, fan in deliquio e lei arrampicata sull’auto a salutare la folla come una star d’altri tempi. L’immagine ricorda molto una campagna di Valentino del 1992 scattata a Roma e ispirata alla Dolce Vita, ovviamente inserita nel volume. “Eravamo seguiti da migliaia di persone, la città era bloccata. Mi ricordo il caos, le urla, i cori da stadio fino a notte fonda”. Assieme a quelle foto trovano spazio anche gli scatti realizzati da Ellen Von Unwerth, il lavoro con Karl Lagerfeld e il meglio della fotografia di moda degli ultimi 3 decenni, da quando è stata scoperta a Düsseldorf a oggi. “Mai pensato di poter fare la modella. Il primo anno a Parigi ero convinta che qualcuno si sarebbe alla fine accorto dello sbaglio e mi avrebbe rispedito a casa. Infatti non avevo detto niente ai miei amici per non dover spiegare dopo il mio fallimento”. Quando capisce che le carte le ha, eccome, abbandona l’idea di fare l’avvocato come suo padre per concentrarsi sulla carriera: la nomea di top “seria” che ha sempre avuto non nasce a caso. “Lavoravo tutti i weekend, non mi fermavo mai: non andando all’università pensavo che come minimo dovevo arrivare in cima” E lì è arrivata, a prescindere dai detrattori. “La mia fortuna è che, nonostante sia timida, ho la pelle dura. Quando sul set capivo che qualcuno aveva da ridire su come fossi – e lo capisci sempre, anche quando lo dicono alle tue spalle, magari in una lingua che non conosci – mi dicevo che, avendo fatto del mio meglio, non era colpa mia. Se si è sensibili però è dura: tante modelle più giovani mi dicono di sentirsi schiacciate da tanta pressione. La salvezza è costruirsi un muro attorno, fingere un’arroganza che non si ha, ignorare quei commenti e proseguire”.
Ripensando alle reazioni del pubblico alla loro comparsa da Versace, viene naturale chiederle il perché, secondo lei, di tanta longevità. “Non esiste una formula, eravamo tutte talmente diverse. Credo che ci siamo trovate al centro di una rivoluzione, con alcuni creatori come Versace, Lagerfeld e Dolce&Gabbana che hanno trasformato una macchina per “tecnici” in un fenomeno pop. Un ribaltamento simile oggi lo stanno causando i social media, che hanno reso il come ci si racconta importante come e più di quello che si fa. Io Instagram oggi lo uso, ma onestamente sono felice che ai miei tempi non esistesse: non sono brava a sfruttarlo”.
Parlando di oggi, ha parecchi progetti in ballo. “Ho sempre rifiutato le offerte di contratti in licenza: si tratta del mio nome e della mia faccia, quindi voglio decidere su cosa andranno. In questi casi ho seguito personalmente la fase creativa, e ne sono orgogliosa. Anche perché è questo quello che so fare meglio, che ho imparato in questi anni”. Ipotizzando una carriera nella moda di uno dei 3 figli, è possibilista: “Li aiuterei come Cindy Crawford sta facendo con la figlia: è il suo chaperon a queste sfilate, la protegge e la guida. Una scelta saggia”.
fonte: http://www.repubblica.it/rclub/persone/2017/11/07/news/claudia_schiffer_non_volevo_fare_la_modella-180511072/