Che cos’è il Diritto all’Oblio? come comportarsi?

Nell’era digitale, tutti hanno a disposizione il grande e potente internet da cui attingere informazioni e notizie per rimanere sempre aggiornati su cosa succede attorno a se e nel mondo. Il problema è che il più delle volte, non si tiene conto della privacy che riguarda gli individui citati all’interno dei vari contenuti.
Questo riguarda soprattutto le testate giornalistiche online che per dovere di cronaca, citano spesso nomi e fatti strettamente correlati a personaggi di dominio pubblico.
Ebbene, per far fronte a problemi – talvolta ricorrenti – come la potenziale denigrazione di un individuo o le classiche shit storm dei social network, la Cassazione ha disposto il Diritto all’Oblio (detto anche diritto alla cancellazione).

Si tratta di una legge creata per tutelare quelle persone che non desiderano che i loro fatti personali vengano esposti pubblicamente su internet. Ma vediamo nel dettaglio questa legge e quand’è che può essere applicata – perché si sa, la legge non è uguale per tutti!

Che cos’è il Diritto all’Oblio
Per definizione, il Diritto all’Oblio è l’interesse del soggetto alla non reiterata pubblicazione di notizie che lo riguardano, qualora non siano contestualizzate e aggiornate, specie se alla base della divulgazione si pone una speculazione commerciale.

In parole povere è il diritto di ciascun soggetto a essere dimenticato, per quanto possibile.

Per cui, se un portale online che non è correttamente registrato al tribunale come testata giornalistica, dovesse pubblicare riferimenti che rimandano a un contenuto ritenuto lesivo, grazie a questa legge, il sito è costretto a eliminare ogni sorta di riferimento. Il rischio è quello di subire conseguenze legali.

Insomma, l’articolo non deve essere più accessibile ne dalle piattaforme social, ne dai motori di ricerca.

A farne le spese non sono solo i piccoli portali d’informazione ma anche colossi come Google che a causa di questa legge sentenziata dalla Corte di Giustizia Ue del 2014 (v. Corte Giustizia Europea, C-131/12 del 13 maggio 2014), è stata costretta a de-indicizzare alcuni siti internet che riportavano notizie lesive sulla sfera privata e sulla dignità di un cittadino europeo di origine spagnola.

Oggi, vengono pronunciate numerose sentenze nelle quali è stato espressamente riconosciuto tale diritto, nonché diverse pronunce favorevoli dello stesso Garante della Privacy italiano.

Ma al diritto all’oblio si collega inevitabilmente un’ulteriore punto di fondamentale interesse: il diritto di cronaca, il quale concerne nel resoconto di fatti storici realmente accaduti – avvalendosi dello strumento della stampa o della pubblicazione on line – in virtù dell’interesse che nei confronti di tali accadimenti nutre la collettività.

Tuttavia, anche questo diritto ha delle piccole regole da seguire che pur non inficiando sul diritto all’oblio, creano una sorta di paradosso. Ovvero:

il limite della continenza formale nella esposizione dei fatti storici che ne costituiscono oggetto
corrispondere a completezza e verità e, dunque, costituire il frutto di un accertamento serio
Due facce della stessa medaglia
Se il Diritto all’Oblio e il Diritto di Cronaca fossero due particelle, avvicinandole osserveremmo delle scintille. Perché?

Il Diritto all’Oblio è una forma di garanzia che prevede anche la non diffondibilità di precedenti PREGIUDIZIEVOLI dell’onore di una persona.

Per fare un esempio, se un VIP stuprasse una ragazzina, con il diritto all’oblio i giornalisti non potrebbero citare eventuali condanne ricevute o altri dati sensibili di analogo argomento salvo che si tratti di particolari casi di cronaca ricollegabili a eventi importanti e che il tempo trascorso dall’accaduto sia poco.

Facciamo altri esempi ancora più pratici: se James Gunn avesse subito delle condanne per via dei suoi Tweet (quelli di circa 20 anni fa, per intenderci), con il diritto all’oblio i siti che hanno riportato la notizia del suo licenziamento dalla Disney, non avrebbero potuto citare i precedenti legali e quindi neanche delle sue pubblicazioni.

Ma quello di James Gunn è solo un esempio – dato che non ha commesso alcun crimine – e il discorso cambia radicalmente quando al contrario, i protagonisti delle vicende sono realmente dei pregiudicati. In tal caso, il diritto all’oblio rischia di rivelarsi un bastone tra le ruote del diritto di cronaca.

Dunque, cosa è giusto e cosa è sbagliato in questa controversa diatriba legale? Se da un lato, il diritto all’oblio limita le “epidemie” denigratorie su soggetti la cui unica colpa è quella di aver condiviso delle informazioni personali – vedasi la vicenda di Tiziana Cantone, suicidatasi a causa delle Shit Storm nei suoi confronti – dall’altro, questo potrebbe limitare il diritto di cronaca nella condivisione di eventi del passato che realmente influiscono sulla vita pubblica di un personaggio – vedasi politici e figure di potere.

Non rimane altro che rimanere attenti su questo argomento, per sviluppare nuove considerazioni e pareri. Voi cosa ne pensate? Vi aspettiamo nei commenti!

Fonti:

http://www.privacy-regulation.eu/it/17.htm

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