Dallo skyline di Dubai alla tratta delle schiave bianche: un docufilm svela la corruzione
Dubai, la città del lusso sfrenato, degli sceicchi che sfrecciano per le strade a bordo di bolidi fiammanti, dei grattacieli che disegnano una skyline in stile occidentale lontana dai tratti arabeschi. Eppure, dietro i lustrini di una metropoli da mille e una notte, ci sono notti da incubo per le donne.
Perché negli Emirati Arabi Uniti la tratta degli esseri umani è una consuetudine sommersa, un crimine che non si vede e non viene neppure perseguito. Un crimine che il mondo occidentale, finora, non ha visto, o peggio, non ha voluto vedere, perché è meno evidente delle prostitute ostaggio della mafia nigeriana o delle donne che arrivano con i barconi per alimentare le fila di quelle senza nome, vendute un tanto al chilo. Ora ad accendere i riflettori sulla tratta negli Emirati è un docufilm, che squarcia il velo dell’omertà e fa cadere il “gishwa” dell’ipocrisia. “She is not for sale“, cioè “Lei non è in vendita”, è il nome del documentario investigativo che fa luce sulla tratta di esseri umani e la schiavitù moderna negli Emirati Arabi Uniti, dando voce proprio alle vittime, a donne che sono state vendute e comprate come schiave del sesso, prima di riuscire a spezzare le catene. (http://www.stasinos.tv/Greek-Live-TV/Vouli.aspx)
Alcuni rapporti investigativi hanno analizzato il fenomeno ed è emerso un livello molto alto di violenza contro queste donne, per costringerle alla prostituzione. Nickolas MzGeehan, ricercatore esperto di risorse umane, ha spiegato: «La tratta è, generalmente, quando porti qualcuno da uno stato a un altro per sfruttare quella persona e ha tre elementi. C’è un modo che consiste nel reclutare qualcuno o trasferire qualcuno attraverso i porti, ci sono i mezzi con cui ciò viene fatto. È attuato con la forza o con la coercizione mediante l’inganno o lo sfruttamento di una vulnerabilità. Infine, c’è questo che è l’elemento principale: l’intenzione di sfruttare qualcuno». Per il detective di Scotland Yard, Andrew Desmond, specializzato nella lotta contro la tratta di esseri umani, «la schiavitù moderna è il secondo crimine organizzato più redditizio al mondo».
A parlare, sono soprattutto i dati. «Sappiamo che l’ultimo studio pubblicato nel 2017 dalla fondazione ILO Walk Free e dall’organizzazione internazionale di migrazione Iõm ha stimato oggi 43 milioni di vittime della tratta di esseri umani», spiega Nancy Rivard, presidente di Airlines Ambassador International, l’organizzazione che si occupa del fenomeno della tratta. «C’è più schiavitù oggi rispetto a qualsiasi altro periodo della storia umana», ha precisato. E aggiunge il detective Desmond: «Tutti cadono nel tranello di fornire statistiche su quanti schiavi ci sono oggi nel mondo. L’unico problema è la clandestinità. È un crimine sommerso. Quindi nessuno può effettivamente dire quanti schiavi sono morti. Ci sono più schiavi di quanti ce ne fossero a Wilberforce nel 1800, quando il commercio degli schiavi era legale tra l’Africa occidentale, l’Europa e le Americhe». Secondo il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, trafficare in persone significa reclutamento, trasporto. Trasferire ospitalità o accogliere persone mediante la minaccia o l’uso della forza o altre forme di coercizione, come l’abuso di potere o approfittarsi di una posizione di vulnerabilità. Poi ci sono le forme di pagamento e i benefici inizialmente concessi per gettare fumo negli occhi delle vittime, al fine di ottenere il consenso di una persona e avere così il controllo a fini dello sfruttamento. Non si tratta solo di prostituzione “mordi e fuggi”, ma queste forme possono arrivare alla schiavitù vera e propria, fino all’espianto degli organi da vendere al mercato nero. Dunque, mentre turisti straricchi si godono le spiagge nel ricchissimo quartiere The Palm, nelle periferie della città una vittima viene uccisa. E non è detto che sia una donna araba. I timori di un tempo, quando si parlava di tratta delle bianche, non sono scomparsi. E sempre più rumene vengono trasferite negli Emirati, dietro la promessa di un lavoro come cameriere negli hotel, per poi essere invece inserite nel giro della prostituzione. Secondo il rapporto del Dipartimento di Stato Usa sulla tratta di esseri umani nel mondo nel 2018, la Romania è la fonte primaria delle vittime della tratta di esseri umani in Europa.
E, adesso, il crimine organizzato sta spostando gran parte di queste rumene negli Emirati Arabi Uniti. Secondo Silvia Tabusca, professoressa di diritto all’università rumena-americana di Bucarest «quando parliamo della tratta di esseri umani e principalmente del crimine organizzato, noi parliamo di un’enorme quantità di denaro e la Romania è tra quei paesi che non hanno un’adeguata politica investigativa finanziaria che corra in parallelo con un’investigazione criminale». Insomma, in Romania non si riesce a correlare i soldi alla provenienza criminale di quel denaro. Non si riesce a dimostrare che il flusso di denaro in circolazione è il frutto della schiavitù di queste ragazze. Il docufilm ha quindi dedicato un passaggio importante alla questione, portando le telecamere nella città rumena di Ploiesti, in un ostello che ospita le vittime della prostituzione coatta. Le giovani ragazze hanno avuto troppa paura di parlare, di mostrare il loro volto in tv. La fondatrice dell’ostello, Iyana Matai, ha spiegato che «il più delle volte, quando chiedi a questi ragazzi se sono vittime della tratta, loro non lo sanno nemmeno. Dicono di no, perché non sanno cosa significhi. Molte ragazze lavorano come ballerine e dicono che non è traffico, anche se sono costrette a fare sesso con il cliente». E la tratta, in molti casi, viene attuata grazie alla compiacenza di forze dell’ordine e funzionari corrotti.
Come è emerso dal lavoro del giornalista investigativo rumeno Adrian Mogos, che ha portato all’attenzione del pubblico la correlazione tra apparati criminali dediti alla tratta e alti vertici militari. Il reporter ha spiegato che «questo caso ha catturato l’attenzione del pubblico sia in Romania che in Europa». Mogos racconta: «A sorpresa, all’inizio di giugno 2018, è stata sgominata un’organizzazione criminale rumena. Sono stati arrestati circa 30, 35 membri di una cellula criminale con sede a Bucarest. Sono stati catturati per diversi tipi di crimini, dal traffico di droga al traffico di minori e al traffico di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale. Operavano principalmente in Europa, come Repubblica Ceca, Belgio, Germania, Inghilterra, Scozia, ma anche nell’area del Golfo, principalmente a Dubai, che si trova negli Emirati Arabi Uniti. Ad esempio, uno di loro è stato aiutato da altri due membri di questo clan nel reclutamento e nel trasporto di diverse prostitute negli Emirati Arabi e in Germania. Gli Emirati Arabi Uniti sono la destinazione di queste ragazze, vendute alla prostituzione in uno dei casi più gravi, recenti, noti alle autorità rumene. Questo potrebbe essere solo la punta dell’iceberg». In Romania, il fenomeno, comunque, è diffuso da molti anni e si è sviluppato dopo la Rivoluzione del 1989, che ha portato al crollo del regime comunista del dittatore Nicolae Ceaușescu. Da allora il Paese ha cominciato ad aprirsi al mondo esterno, le ragazze hanno iniziato a viaggiare e molte di queste, che sceglievano la Turchia o Dubai per le vacanze, tornavano a casa con molti soldi guadagnati grazie al sesso.
Spiega Iana Matei: «Probabilmente si è sparsa la voce e man mano più donne hanno fatto lo stesso stessa cosa e in qualche modo i trafficanti hanno deciso che quello era un ottimo modo per fare soldi, meglio delle droghe, perché le droghe sono pericolose». Dunque il mercato della “carne” rumena ha attraversato l’Europa ed è approdato a Dubai.
Ana Revenco, presidente dell’associazione “La Strada”, in Moldavia, ha spiegato che negli ultimi anni sono riusciti a salvare delle vittime della tratta negli Emirati Arabi Uniti. Tra queste alcune donne delle Maldive. Spiega Revenco: «Sono state ingannate in vari modi, per giungere a quello che pensavano fossero vari lavori onesti all’interno degli Emirati Arabi Uniti. Questa donna è stata attirata da qualcuno. Avrebbe dovuto essere in grado di riconoscere che aveva davanti il suo ex marito, che ricopriva il ruolo di trafficante nel suo caso». E questa maldiviana si è fatta forza e ha deciso di raccontare la sua storia, di fronte alle telecamere.
La sua testimonianza è molto commovente: «C’era una costante mancanza di denaro, mancanza di cibo e medicine. È stato un momento così difficile. Non ho avuto aiuto da mamma, dalla famiglia o da chiunque altro. Mi hanno offerto di andare a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Loro hanno aperto una pagina web ufficiale dell’hotel con i posti vacanti elencati. Lui era consapevole che la mia lingua inglese non era perfetta, ma che potevo capire. “Ce ne sono tre”, mi disse, “tre o quattro posti di lavoro vacanti. Dove vuoi andare? Scegli”. Era un lavoro normale, nessun servizio sessuale. “Lo sto facendo solo per aiutarti”, mi desse. Entrammo in un appartamento, sicuramente non il dormitorio che mi aveva promesso. Un ragazzo entrò nella mia stanza, era un arabo, ma era molto scuro. Mi ha trascinato per i capelli e mi ha portato in un’altra stanza per darmi un po’ di tempo per riflettere. Ha iniziato a parlarmi in russo, ha iniziato a spiegarmi. “Rimborserò il debito e nessuno ti terrà qui”. Ero così sfinita che mi ero posta l’obiettivo di ripagare il prima possibile in modo da poter tornare a casa liberamente. Voglio sottolineare che se qualcuno dei clienti chiama per lamentarsi con il nostro capo del fatto che la ragazza non ha fornito un certo servizio, allora ovviamente viene inflitta una punizione, e non solo fisica. C’è stato un momento in cui non ci veniva dato cibo. Lo giustificavano dicendo che ce lo dovevamo guadagnare. Quanto a noi, avremmo dovuto affrontare la prigione per quello, la prigione vera, seguita dall’espulsione. L’espulsione in sé non è così dura come la pena detentiva. Ho capito molto bene che se avessi fatto un passo sbagliato, la polizia mi avrebbe arrestato. Mi avrebbero. dato un anno e mezzo, un anno, qualunque cosa. Non avrei potuto rimanere in contatto con la mia famiglia e mio figlio. Sono molto organizzati negli Emirati Arabi Uniti, tutti sanno perfettamente cosa fanno le nostre ragazze lì. Andate in qualsiasi night club, c’è un gruppo di ragazze. E dire che il governo chiude gli occhi su questo. Sì, perché è un reddito extra. Il proprietario del paese, i proprietari degli Emirati Arabi Uniti, sì, c’è un governo, ci sono implicati, per così dire, statisti, ma sono chiamati diversamente lì, e tutti sanno molto bene cosa sta succedendo nel loro paese».
I trafficanti hanno svolto un ruolo primario in questo crimine, che è ampiamente considerato un altro tipo di violenza contro le organizzazioni femminili che combattono la tratta di esseri umani, insistendo sul fatto che i fattori economici non possono essere trascurati. La disoccupazione, le condizioni di povertà e il desiderio di migliorare la propria vita sono tra i più importanti fattori che permettono al crimine organizzato di intrappolare le donne nella prostituzione forzata. Racconta un’altra vittima: «È successo nove anni fa, vivevo da sola, senza marito e con due figli. Non c’era lavoro e avevamo bisogno di soldi. Ecco perché sono andata alla ricerca di denaro. I loro costi sarebbero stati detratti dallo stipendio, ma in generale lo stipendio era buono e anche le condizioni. Pagherai solo il biglietto e il visto, mi dissero. Io e altre ragazze eravamo rinchiuse in un appartamento e siamo state costrette a lavorare con i clienti. Quando sono andata là, tutte le condizioni erano diverse. Solo allora ho capito che trafficavano in ragazze. In quelle condizioni, ho lavorato in un posto per circa sei mesi, poi sono stata rivenduta a un altro proprietario ed è stata la stessa storia. In una notte, potevano capitarci 5-6 clienti. Mi hanno lasciata senza poter chiamare i miei figli per 2 mesi. Tutto era difficile. Allora ho smesso di lavorare, mi hanno lasciato senza cibo per una settimana. Sono stata rivenduta per la terza volta e sono cominciate le stesse cose. Ovunque le stesse condizioni, anche per le ragazze minorenni».
Una terza vittima, oltre a raccontare la sua storia, ha parlato della corruzione ai massimi livelli negli Emirati Arabi Uniti: «Un mio amico mi ha offerto di lavorare come ballerina negli Emirati Arabi Uniti. “Dai, perché non vieni a cercare marito? Puoi guadagnare un sacco di soldi e sposarti negli Emirati Arabi Uniti.”. Ho vissuto con il mio amico per un periodo, poi la moglie di un parlamentare mi ha portato il visto, i soldi per il taxi e tutto il resto. Siamo andati in aeroporto con il mio amico. Lì ho capito che lui collaborava con la moglie del parlamentare. Mi hanno fornito il biglietto e il visto.Sono andato a Odessa. Quando parti o arrivi, a molte persone vengono poste domande come “affari o turismo?”. Non mi hanno fatto domande. Mi veniva dato il passaporto moldavo, di solito all’arrivo a Dubai o ad Odessa. Questo proprietario collaborava con la polizia, perché mandava ragazze alla polizia. Aveva una talpa in polizia. Il proprietario inviava ragazze per fornire servizi alla polizia di Dubai. E loro dicevano che lavorava per la polizia». Fornendo ragazze o pagando i poliziotti l’organizzazione si assicura così una protezione e si assicura di poter continuare la propria attività illecita senza incorrere in arresti.
E anche girare il docufilm è stato arduo, come spiega Nickolas McGeehan, attivista per i diritti umani: «Abbiamo portato tutte queste testimonianze e cifre negli Emirati Arabi Uniti dopo aver concluso che esiste un lato oscuro di questo paese, in cui le donne vengono vendute sul mercato nero e costrette alla prostituzione. Questo è un mercato che si nasconde dietro la facciata di una nazione avanzata in cui gli stranieri costituiscono oltre l’ottanta per cento della popolazione totale. Trovare solo alcuni dei luoghi in cui il commercio sessuale è in forte espansione a Dubai è stato facile, ma le riprese segrete che abbiamo intrapreso sono state una sfida molto più grande. La sorveglianza delle forze di sicurezza è molto attiva contro chiunque tenti di cercare segreti, ma in qualche modo i funzionari sembrano molto più tolleranti quando si tratta della prostituzione stessa, che è ufficialmente proibita dalla legge del paese».
La tratta degli esseri umani, a Dubai, ovviamente non è limitata alle ragazze dell’Est Europa. Ci sono diversi rapporti, oltre che varie testimonianze, che confermano come le schiave del sesso abbiano diverse nazionalità. Recentemente stanno diventando vittime della tratta soprattutto le asiatiche orientali. Sono molte le ragazze trasferite dalle Filippine. E la polizia fa finta di non vedere, come hanno raccontato diverse testimoni, nel corso delle riprese del film, le quali hanno detto che il loro grido d’aiuto è stato ignorato dalle istituzioni. Sono state salvate dai residenti, o addirittura aiutate dai clienti per sottrarsi alle bande di trafficanti. Testimonianze che stridono con quanto affermato dalle agenzie ufficiali degli Emirati Arabi Uniti su come stiano combattendo la tratta di esseri umani e incoraggiando le persone a denunciare casi di abuso, nonché a creare rifugi per le vittime e fornire formazione internazionale alla polizia per combattere questo problema. Le statistiche ufficiali degli Emirati Arabi Uniti mostrano un forte calo del numero di casi di vittime o bande coinvolte in quest’area, ma c’è un grande divario tra le cifre rilasciate dalle agenzie governative, che non superano i 30 casi, e le governative straniere, oltre ai racconti delle vittime stesse. Che non sono solo quelle del sesso. Comprate e rivendute, quando non sono più interessanti per le prestazioni sessuali vanno a ingrossare le fila degli schiavi.
Nel 2017 otto principesse di Abu Dhabi sono state perseguite per aver abusato dei loro servi e averli costretti a lavorare in condizioni molto simili alla schiavitù durante il loro soggiorno in Belgio, che lo ha considerato un reato di tratta di esseri umani. Contro la tratta di esseri umani, ogni paese dovrebbe adottare qualsiasi misura legislativa o di altra natura necessaria per criminalizzare la tratta di esseri umani. Il sito web delle Nazioni Unite mostra che gli Emirati Arabi Uniti hanno firmato questo protocollo nel 2009. Tuttavia, secondo i documenti, gli Emirati avevano espresso una riserva in merito all’articolo 15 del protocollo, che si occupa del trasferimento di qualsiasi controversia tra stati alla Corte Internazionale di Giustizia. Esiste comunque una sorta di indulgenza internazionale verso gli Stati del Golfo perché sono tra gli stati più ricchi del mondo, seduti su vaste riserve di petrolio e gas. Gli alleati chiave sono gli Stati Uniti e paesi chiave dell’Europa, come Regno Unito, Francia e Germania. Con questi presupposti, la lotta alla tratta degli esseri umani a Dubai è sempre più difficile da contrastare.
Il film sarà proiettato oggi sul canale ufficiale del Parlamento greco (Poya) Vouli. Può essere guardato sulla tv via cavo greca e, a partire da lunedì, su YouTube. Il film può anche essere visto dal vivo su: http://www.stasinos.tv/Greek-Live-TV/Vouli.aspx