uecento anni dopo l’ultimo, analogo evento, l’imperatore Akihito del Giappone, rappresentante della più antica monarchia del mondo, oggi alle 17 ora locale, le 10 in Italia, ha formalmente abdicato a favore del figlio Naruhito, che ha al suo fianco la consorte Masako Owada, in un sofisticato abito di candido pizzo, all’aprirsi della nuova era Reiwa, il “periodo di bella armonia”
La cerimonia ufficiale dell’incoronazione dell’imperatore Naruhito, primogenito dell’imperatore Akihito che con l’abdicazione ha lasciato la guida del Giappone dopo 30 anni, è prevista per il prossimo 22 ottobre. Inutile fantasticare su cosa indosserà l’imperatrice, Masako, per il grande evento: lei, infatti, alla cerimonia non ci sarà. Affiancherà il marito, che sarà imperatore già a partire da domani, il prossimo 4 maggio, per incontrare il pubblico.
L’assenza all’incoronazione (che peraltro avviene senza corona) non è un’imposizione ad personam, ma, piuttosto, uno dei dettami del severo protocollo imperiale. Un insieme di regole inflessibili che è sempre stato stretto a colei che viene definita la “principessa triste” del Sol Levante e a cui, nel corso dei 25 anni accanto all’erede al trono Naruhito, furono diagnosticati uno stress da adattamento e una forte depressione legata proprio al suo ruolo di futura imperatrice.
Se il suo soprannome è un chiaro riferimento all’infelice Lady Diana, la vicenda di Masako non assomiglia quasi per nulla – se non nell’allergia alla vita di corte e allo scoramento legato alla perdita dell’indipendenza- a quella della madre di William e Harry: Masako, infatti, nata a Tokyo nel 1963, convola a nozze con il figlio dell’imperatore Akihito solo nel 1993, all’età di trent’anni. Non è una giovane sprovveduta cresciuta all’ombra della casa reale, aspirando al ruolo di regnante. Anzi. Allo scambio delle fedi, la principessa ha all’attivo una laurea in economia ad Harvard e, dopo altri periodi di studi a Oxford e all’Università di Tokyo, ha già intrapreso la carriera diplomatica. Cosa la faccia capitolare, dopo ben due rifiuti ad altrettante proposte di matrimonio da parte dell’innamoratissimo Naruhito (si conobbero a un thé in onore dell’infanta di Spagna, a Tokyo, nel 1986), non è chiaro: l’amore, il prestigio o forse l’onore di essere chiamata a un ruolo così unico.
Masako mette da parte i dubbi e i due finalmente si fidanzano, secondo la tradizone con una cerimonia a casa dei genitori di lei, il 12 aprile del 1993: davanti alla quale, quella mattina arriva un carico dal palazzo imperiale ricco di doni altrettaneto trdizionali, due enormi orate rosse, sei bottiglie di sake e cinque balle di seta, che sarebbero state usate per confezionare abiti da sera per la principessa. Il matrimonio si celebra il 9 giugno 1993: la mattina Masako viene purificata secondo un antico rituale, poi viene vestita con un “juni-hitoe”, un abito di dodici strati di tessuto di seta pesante 13 kg e costato si dice 300mila dollari che necessita di 3 ore per essere indossato. Dopo la cerimonia, nel pomeriggio la nuova coppia si presenta all’imperatore Akihito e all’imperatrice Michiko: Masako indossa stavolta un abito bianco con tiara di diamanti. Sempre quel giorno, i due iniziano a partecipare ai riti per assicurare la nascita di figli, che durano per tre notti, durante le quali devono mangiare mochi di riso, ma solo una parte: l’altra dev’essere sepolta nel giardino del palazzo imperiale, mentre i sacerdoti elevano preghiere sempre volte a far nascere eredi.
Solo nel 2001 nasce l’unica e lungamente desiderata figlia della coppia, la principessa Aiko. Masako, sotto il peso della pressione dell’opinione pubblica che auspica l’arrivo di un erede maschio ( per legge, le donne non rientrano nella linea di successione al trono) rimane nell’ombra, rifuggendo le occasioni ufficiali. Sarà il marito a spiegare il perché della sua assenza, chiedendo al popolo giapponese di supportare Masako nella sua battaglia contro la depressione.
Chi aveva visto in lei – professionista istruita e cosmopolita (con la famiglia visse in Russia e negli Usa) - un motore per la modernizzazione della monarchia giapponese, negli anni l’ha trovata sempre in disparte. Molti si chiedono se il nuovo ruolo che la aspetta (essendo ormai assicurata la presenza di un erede maschio nella dinastia: Hisaito, figlio di Akishino, il fratello di Naruhito) potrà stimolare l’imperatrice, ormai avvezza al protocollo e (forse) capace di gestirsi nelle sue maglie rigidissime. Lei rimane una figura fragile, consapevole del suo limite: «Mi sento insicura su quanto sarò utile», ha fatto scrivere in un comunicato diffuso in occasione del suo 55esimo compleanno, nel 2018, proprio in vista dell’abdicazione del suocero. Da domani sarà chiamata a regnare sul Giappone (pur senza interferenza “esecutiva”) insieme al consorte, e chissà che l’insicurezza si trasformi in una spinta al cambiamento.