apita a tutti di aprire scatole di vecchie foto o di sfogliare album di ricordi e di sorridere davanti a nostre immagini del passato, magari ripensando agli atteggiamenti di quando eravamo bambini, adolescenti, giovani adulti o persone avviate verso la maturità. Ai Millennial prima o poi succederà la stessa cosa, il tempo passa per tutti. Faranno i loro viaggi nel passato consultando smartphone, archivi sui social network o su cloud. Tutti ogni tanto ci guardiamo indietro, pensiamo ai successi e magari alle delusioni. A volte (purtroppo) ci facciamo prendere da qualche rimpianto. L’importante è avere il giusto distacco e indulgenza.
Stefano Gabbana e Domenico Dolce Millennial non sono, ma forse meglio di tanti altri brand e persino di molti marchi creati proprio da Millennial, hanno saputo trovare una connessione con il mondo dei nati dopo il 1980, erroneamente visto come un universo unico. Ma sono allo stesso tempo legati a tutto quello che è venuto prima dei Millennial: da qui il nome della collezione più recente,Dna Evolution. I due stilisti hanno ripercorso la loro storia e quella della loro azienda, con ironia e la sana fierezza di chi non rinnega niente di un percorso di vita e professionale, creativo e di business. Un percorso che ha avuto tappe irripetibili perché legate a un certo momento, parte di una strada che prosegue. Un’evoluzione, appunto, con alcuni punti fermi, come lo sono i geni del Dna, e tanta voglia di farsi sorprendere dal futuro.
«In questi anni il mondo è cambiato e lo stesso vale per il modo di comunicare la moda e di osservarla e viverla – raccontano i due stilisti in uno dei più chiassosi e colorati backstage che si siano mai visti, quello della sfilata di qualche giorno fa per Milano moda uomo –. C’è stata la rivoluzione digitale e l’affacciarsi della prima generazione di nativi digitali, i famosi Millennial. Siamo cambiati anche noi. Sarebbe triste il contrario. E cambieremo ancora. Questa sfilata è uno sguardo sul passato, una fotografia del presente e un trampolino verso il futuro, pensando a tutte le generazioni che ci circondano».
Le persone e le collezioni che hanno segnato la vita di Stefano Gabbana e Domenico Dolce e contribuito, stagione dopo stagione, al successo globale del marchio, ci sono tutte. A cominciare dalle modelle e amiche Monica Bellucci (che non sfilava dal 1992), Naomi Campbell e Marpessa. Accanto a modelli professionisti (pochi), ex modelli tornati in passerella con rispettive mogli e figli, ragazzi e ragazze di ogni età (e con questo intendiamo da sei a 70 anni), musicisti, celeb, persone scelte con lo street casting, tra i quali spiccano coppie gay di donne e uomini. Non manca il cantante italiano Cosmo, che inforca gli occhiali più tecnologici, una delle felpe più decorate e il modello di sneaker più elaborato e geometrico e futurista che si possa immaginare. «Un look all’insegna di una totale sobrietà», dice sghignazzando mentre un parrucchiere gli sistema trucco e capelli. «Siamo indipendenti e questo ci permette di decidere da soli cosa fare e come investire energie creative ed economiche. Siamo un’azienda che continua a crescere in modo sano ma siamo soprattutto due creativi che vogliono dare forma alle loro idee, personalità, visione del mondo – aggiungono Stefano e Domenico –. Lo facciamo con la moda, quello che ci riesce meglio perché è la nostra passione e la nostra ossessione. Parte del nostro successo, che abbraccia generazioni molto diverse e apparentemente lontane, è proprio questa coerenza con noi stessi. Autentici e liberi di esserlo e di comunicarlo, senza paure o falsi pudori e senza proclami fuori dalle passerelle o, non sia mai, endorsement poltici».
Innovativo come sempre il format complessivo della partecipazione a Milano moda uomo di Dolce&Gabbana: una presentazione nella boutique di via Monte Napoleone della Devotion Bag, portata in passerella dai droni in febbraio e ora appesa ad altri droni nel negozio della via del lusso per eccellenza di Milano. A seguire, la sfilata Dna Evolution e un evento serale, in corso Venezia, dedicato agli accessori e intitolato “Il re è nudo”, come il protagonista della stupenda fiaba di Andersen I vestiti nuovi dell’imperatore. Smontate le passerelle e i back stage, gli stilisti sono già al lavoro su altri progetti, emozioni, provocazioni. La moda alsuo meglio.
Se la sonda Pioneer 11, lanciata nello spazio nel 1973 nella speranza d incontrare forme di vita extra terresti e spiegare loro chi siamo, partisse oggi, forse non ci sarebbero le formule di astrofisica giudicate all’epoca il modo migliore per presentarsi agli alieni e dimostrare dove fosse arrivata l’evoluzione della nostra specie. Si potrebbe optare per la moda, diventato il linguaggio più universale che esista, anche grazie a internet.
In fondo mostra chi siamo e ha anticipato molti dei cambiamenti in atto nella società. La moda di Dolce&Gabbana è stratificazione, specchio della società, simbolo delle emozioni che ci rendono umani, riflesso della ricerca del bello e del nostro posto nel mondo. O addirittura, del nostro posto nell’universo. Forse da qualche parte nella galassia opersino fuori dalla Via Lattea ci sono altre comunità di stilisti. È divertente fantasticare su come ci si potrebbe vestire su Marte. Noi, sulla Terra, tre aliene a guardar bene però le abbiamo già: Monica Bellucci, Naomi Campbell e Marpessa, creature che sembrano vivere fuori dal tempo. O meglio: in un universo parallelo dove il tempo non è un nemico della bellezza bensì il suo migliore alleato.