La modernità? Tornare alle origini, che nella moda è nulla di più che la nudità del corpo rivelato – tonico e giovane, perché le idealizzazioni in passerella resistono, anche in tempi di allargamento dei canoni. A Milano di corpo esposto se ne è visto parecchio nei giorni della moda maschile. Gambe, in primis, rivelate da short ridottissimi, vero must ubiquo. E poi il busto – glabro, per carità, che l’irsutismo rimanda dritto all’età adulta – occhieggiante da camicie sbottonate che sfuggono all’indietro.
Giorgio Armani, uno che l’aria dei tempi la interpreta da autore, ovvero a modo proprio, oppone all’informalità dello sportswear dilagante una idea di formalità che condensa nella proposta del doppiopetto come nuovo passepartout. È un doppiopetto decostruito e facile, che si indossa anche a petto nudo. «Ho voluto compiere una operazione di decostruzione del classico – racconta –. Penso che sia più interessante ed efficace lavorare in sottigliezza che abbracciare in maniera sconsiderata il gusto violento del momento»
Il motivo del duraturo successo di Armani sta proprio nella scelta della morbidezza come tono di voce e della concretezza come orizzonte di senso. In passerella c’è molto: giacche molli, gilet che sostituiscono pullover, parka generosi, pantaloni morbidi con il risvolto al fondo. Tutto pensato per vivere oltre la fantasia della passerella. Poi per strada sotto il doppiopetto ci finirà la t-shirt, ma il messaggio è chiaro.
C’è molta concretezza anche sulla passerella di Prada, dove ogni singolo look, a ribadire il core business, è accompagnato da una borsa, e dove tutto è pensato per la vendita, dai piccoli blazer ai cappottini, dalle maglie con i patch logati alle scarpe da running. Anche gli short risicati da tennista anni 70 sono in prospettiva un bestseller: concentrato di giovanilismo più stimolante della tuta da ginnastica. Miuccia Prada è adamantina: «È il momento di ritornare all’eleganza, lavorando su un codice di oggi». Il risultato, però, è un po’ nostalgico.
Nessuna nostalgia, anzi un senso spiccato del presente, da Fendi. Spregiudicata e libera, Silvia Venturini continua a sperimentare sotto il segno della FF, trasfigurando pezzi normali – dall’anorak ai bermuda – con la giocosità e l’inventiva tipiche di Fendi. A questo giro è un walk on the dark side accompagnato dalle stampe comico-demoniache dell’artista Nico Vascellari.
Tra reti e diavoletti, nastrature grafiche e trasparenze infingarde, il normale diventa soprendente, e il giovanilismo un puro affare di atteggiamento. Non sono gli short e il petto nudo, del resto, a fare il Peter Pan, ma il desiderio di attaversare stili e atteggiamenti con leggerezza e ingenuità. Da Fendi abbondano entrambi.