olti si sforzano di inquinare con sensazionalismi facili che hanno lo splendore farlocco del contemporaneo di maniera, ma la verità è che, per dna, la couture è l’esatto contrario di quel che domina la cultura attuale della moda: consumo frenetico e compulsivo di stili ipervisivi; potere di spesa esibito senza ritegno alcuno; disrispetto di ogni gerarchia e protocollo.
La couture invece è sottigliezza inapparente, condensata in abiti che parlano davvero, o sussurrano, solo a chi li indossa. I pochi creatori che lo ricordano sono anche capaci di reinventare l’iconografia, mantenendo lo spirito e pensando una alta moda autentica, non da madame. «L’alta moda è fatta di quello che non si vede», dice Pierpaolo Piccioli, poetico e inesorabile innovatore alla guida degli atelier Valentino, tesoro autentico di invenzione e saper fare italiani.
E aggiunge: «Il valore di un capo nasce dal lavoro attraverso il quale prende vita, che però scompare. Un percorso affascinante, che mi ha condotto ad una riflessione sul sacro, inteso come ciò che oltrepassa la realtà».
Dalla congiunzione affatto personale di riti di vestizione e colorismi alla Zurbaran nascono abiti da giorno e da sera che scardinano il dogma vetusto del tutto coordinato per affermare una poesia del contrappunto, di tinte e di materie, che è davvero toccante. A trionfare è la grazia, e l’idea che un corpo nascosto o rivelato da lampi improvvisi di nudo racconti molto di più dell’esibizione insistita. Anacronismo? Nulla affatto. «Seguire il mercato è marketing, anticipare il desiderio è creazione», conclude Piccioli, illuminante.
Da Maison Margiela, John Galliano crea decostruendo, come da protocollo della casa, con una verve teatrale tutta sua. Questa stagione il viaggio è meno coeso del solito, ma sempre elevato per libertà e perizia. Protagonista è il trench, distorto e glorificato in ogni possibile maniera.
Sperimentare, alla ricerca di bellezza intesa, non ultimo, come senso di sorpresa: è così che si concepisce l’alta pellicceria da Fendi, in un trionfo di tecniche mai viste che sono il frutto di una spericolatezza creativa tutta romana. Per Fendi, davvero, nulla è impossibile: dipingere visoni e decolorare zibellini; tagliare pizzi da pelli pregiate o trasformare queste ultime in miriadi di paillette. Questa stagione Karl Lagerfeld inventa un florilegio di boccioli dell’altro mondo, che distribuisce su forme scolpite e iperfemminili. Il risultato è un quadro di pura leggerezza e innovazione scatenata